Tonini: produciamo olio dall'Ottocento

Le sorelle manager della Mapei di Nocciano: il nostro segreto è la valorizzazione del territorio

 PESCARA. «E' dall'Ottocento che nella nostra azienda si respira spirito imprenditoriale agricolo». Eleonora e Maddalena Tonini, sorelle con le idee chiare e la suddivisione dei compiti ben assortita (l'una agronomo, l'altra promoter commerciale), sono le donne che dànno oggi il volto all'azienda agricola Mapei di Nocciano, alla ribalta nelle ultime edizioni di Lorolio.  Le sorelle Tonini, con il loro evo monovarietale a base di Leccio del Corno, hanno partecipato a Lorolio, il concorso per i migliori oli extravergine di oliva prodotti in Abruzzo esclusivamente da olive coltivate nella regione. «Si tratta di una variante di Leccino», raccontano «scoperta circa tre anni fa tra i nostri ulivi secolari quando abbiamo invitato i tecnici dell'Arsa ad analizzarli per catalogarli e lavorarli al meglio in frantoio. Una scoperta che si è rivelata subito opportunità da cogliere».  «La ricetta per un buon prodotto (certificato dal marchio del Consorzio di tutela olio dop Aprutino Pescarese, ndc) è data da tempestività nelle operazioni in campagna, cure colturali e molta precisione e pulizia in frantoio, un pizzico di curiosità, valorizzazione del territorio, ricerca e coerenza con le proprie origini, fortuna quanto basta. E soprattutto un mastro frantoiano giovane e lungimirante», spiegano le due sorelle per conto degli altri tre fratelli con cui formano la grande famiglia dell'azienda Mapei.  La storia dell'azienda inizia con Domenico Mapei, notaio in Nocciano, che acquista, nel 1813, un piccolo convento francescano appartenuto agli ordini monastici soppressi dagli editti napoleonici. I terreni che conferivano floridità furono annessi al patrimonio familiare dalle generazioni successive. Vincenzo Mapei, suo figlio - avvocato, agronomo, imprenditore tessile ed esperto bachicoltore, scrisse un manuale intitolato «La trattura della seta» e conquistò un premio all'Esposizione universale di Parigi del 1885 con i suoi speciali tessuti serici. Camillo, suo nipote, avvocato di Cassazione, infuse all'azienda «lo spirito imprenditoriale agricolo che ancora oggi si respira», raccontano le due discendenti. Nicola Mapei, fratello di Camillo e generale dell'esercito, modernizzò l'azienda e fu anche autore di vini speciali.  Fu lui a iniziare la tradizione, ancora in uso, della botticella di vino cotto che, doverosamente ricolmata ad ogni nuova vendemmia, si spillava in occasione delle grandi feste. Al genero di Camillo, Dino Tonini, ingegnere idraulico e professore d'idrologia, si deve invece la progettazione e attuazione dell'odierna rete irrigua. Ed è proprio a lui, studioso e divulgatore del Futurismo, che è ispirato l'attuale logo dell'azienda e tutta la linea di vini.  Pietro Tonini, figlio di Dino e Sofia Mapei, ingegnere progettista di sofisticati apparati elettronici, si dedica da più di quaranta anni alla viticoltura e alla olivicoltura insieme alla figlia Eleonora. «Produrre vino è un'arte», dicono.  E nelle arti la famiglia Tonini ha frequentazioni illustri annoverando fra i propri antenati Dino Tonini, uno dei fondatori del Futurismo nel Veneto. E proprio ai Futuristi l'azienda dedica la selezionata produzione vinicola, chiamando ogni vino col nome di uno di quegli artisti «in riverente omaggio all'attaulità del loro impegno».

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