la lettera dei sindacati

«Troppi morti sul lavoro. Prefetti, servono controlli»

I segretari di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil chiedono un impegno forte per far rispettare le norme di sicurezza e anche i contratti nei cantieri

TERAMO. Un impegno personale per cercare di contenere l’aumento di morti e infortuni sul lavoro. Lo sollecitano ai quattro prefetti abruzzesi i tre segretari regionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil, rispettivamente Gianni Panza, Lucio Girinelli e Silvio Amicucci. L’appello arriva in concomitanza con la Giornata mondiale per la sicurezza e la salute sui luoghi di lavoro, colta dai sindacati come «un'occasione per evidenziare la drammatica situazione del nostro Paese. Perché come si muore in Italia o ci si infortuna sui luoghi di lavoro non accade in nessun altro Paese europeo».

L'Osservatorio indipendente di Bologna registra che dall'inizio del 2016 in Italia si contano 170 morti sul lavoro, di cui 7 in Abruzzo (due a Teramo, altrettanti a Pescara e Chieti, uno all’Aquila). In media un incidente mortale su quattro avviene nei comparti delle costruzioni, circa il 30% in più dello stesso periodo del 2015. «Siamo di fronte a un'escalation impressionante, che impone una riflessione seria e un'azione immediata per riportare al centro dell'attenzione il diritto alla salute e alla sicurezza del lavoro. Sono necessari interventi straordinari in materia di sicurezza nelle cave e nei cantieri, primo fra tutti la revoca delle concessioni alle imprese che non rispettano le norme di sicurezza e pesanti penalizzazioni per le aziende che non presentino comprovate capacità economiche, professionali e in grado di garantire la massima sicurezza sul lavoro», osservano i segretari regionali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil. I sindacati annunciano presidi, manifestazioni, sit-in. La lettera ai quattro prefetti si colloca in questa mobilitazione.

«Il problema della sicurezza sul lavoro non è solo di carattere sindacale ma è istituzionale e sociale. Di lavoro si deve vivere, non morire», scrivono Amicucci, Girinelli e Panza, «il settore delle costruzioni paga un pesante tributo di sangue a causa delle inadempienze e delle superficialità con le quali viene organizzato il lavoro nelle aziende e nei cantieri. Promuovere la prevenzione e la formazione non basta se contemporaneamente non si intensifica la lotta all'irregolarità e all'elusione delle regole occorre rafforzare controlli e sanzioni, agire per rendere i luoghi di lavoro vere e proprie "case di vetro", soprattutto i cantieri, che sono i luoghi più esposti al rischio di incidenti gravi e gravissimi e di malattie professionali».

I sindacati chiedono interventi sul sistema delle pensioni: lavorare a dieci metri di altezza o sollevare quintali di materiale deve essere considerato lavoro usurante e si deve andare in pensione prima. I sindacati chiedono ai prefetti di sollecitare il governo a ritenere prioritario che «la sicurezza deve iniziare dalla qualità e regolarità delle imprese, dal rispetto del lavoro, quindi dei contratti, e dal rispetto delle norme di sicurezza, ancora troppo spesso considerati costi da comprimere».

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