«Troppi ospedali, necessario ridurli»

Redigolo: ora i conti sono in equilibrio ma servono decisioni drastiche.

PESCARA. «I tagli degli ospedali vanno fatti ma ora tocca al presidente Chiodi e all’assessore Venturoni decidere. Il piano è pronto e presto si aprirà il confronto tra Regione e ministero. Dell’Abruzzo ho grande fiducia, la considero una regione del nord che può fare molto di più. Temo solo che il suo punto nero sia la politica». Sono le parole di Gino Redigolo che da lunedì non è più Commissario di governo per il piano anti deficit della sanità.

Dottor Redigolo la sua missione in Abruzzo è finita. Lei è arrivato da Treviso il primo ottobre del 2008 nominato dal ministro Sacconi, che idea si è fatto della nostra regione?
«Ho trovato una popolazione meravigliosa e attiva. Il territorio abruzzese somiglia al Veneto dove in mezzora si è a Iesolo o si raggiungono le Alpi trevigiane. In Abruzzo ci sono imprese e persone di qualità. Mi pare che la politica sia stata il punto nero di questa regione. Sono arrivato in una situazione in cui non c’era nemmeno più il presidente della giunta e mi sono trovato a gestire la sanità in periodo elettorale e con nuovi amministratori, poi il dramma del terremoto».

Lei ha dovuto fare tagli e scelte difficili per cercare di contenere il debiti delle Asl. Ha avuto contrasti?
«L’accordo con il presidente Chiodi e l’assessore Venturoni non è mai mancato, ma ora mi pare che sia giusto che la politica si assumi le proprie responsabilità anche per quanto riguarda il piano di rientro».

La sua relazione sullo stato delle Asl interessa molto le imprese e le famiglie che sono costrette a pagare le tasse più alte d’Italia. Può farci un quadro della situazione?
«La Regione Abruzzo per anni ha gestito una sanità con costi superiori alle disponibilità del fondo sanitario, accumulando centinaia di milioni di debiti che poi sono stati cartolarizzati».

Per lei è stato un un errore?
«Invece di provvedere a riorganizzare un sistema in perdita si è commesso l’errore di trasferire ai posteri i problemi. Nel momento in cui ci si accorge che si va verso il disavanzo servono scelte serie».

Invece?
«Si è continuato a fare debiti. Ora la Regione ora deve ripianare i debiti delle “cartolarizzazioni” per la cifra di 909 milioni di euro con rate annuali. Dal 2005 al 2006 gli abruzzesi hanno pagato alle banche rate pari a 77,8 milioni di euro; dal 2007 al 2014 saranno pagate rate annuali di 98 milioni. Nel 2015 la rata sarà di 77 milioni, dal 2016 al 2020, saranno di 56 milioni di euro. Nel 2021 l’Abruzzo pagherà 41 milioni di euro».

Malgrado questo salasso i debiti sono cresciti?
«Il sistema sanitario abruzzese lavora con un disavanzo per circa 120 milioni l’anno. Nel 2007 il disavanzo è stato di 163 milioni; nel 2008 di 108 milioni; nel 2009 la proiezioni è di 67 milioni. Su questi debiti è scattato il piano di rientro. Quando sono arrivato io, inoltre, al disavanzo del 2007 si è aggiunto anche una spostamento di fondi dal servizio sanitario ad altre attività per 107 milioni di euro, per cui ci siamo trovati a dover agire su recupero di 240 milioni di euro. Si è fronteggiato questo buco con maggiori introiti fiscali per 49 milioni e poi mediante recuperi di fondi dal bilancio regionale per 154 milioni».

Dottor Redigolo, in conclusione?
«La situazione oggi è di sostanziale equilibrio. La presenza del Commissario ha permesso all’Abruzzo di ottenere una fondo di accompagamento di 40 milioni l’anno, inoltre, ci sono i maggiori introiti per l’applicazione delle aliquote massime di Irap e Irpef, che fanno affluire nelle casse regionali 48 milioni di euro l’anno».

Se il sistema è in equilibrio, perchè fare altri tagli e ridurre gli ospedali?
«Il sistema è in equilibrio perchè l’Abruzzo riceve ancora soldi in più. La sanità abruzzese, invece, deve imparare a spendere solo i fondi che le spettano senza fare sprechi e debiti. Le Regioni del nord lo fanno e anche l’Abruzzo può farcela. Il primo beneficio è quello di ridurre le tasse di 48 milioni di euro».

Perchè le Asl non riescono a stare nel budget del fondo nazionale. Dove sbagliano?
«Perchè il sistema funziona male. Basta vedere dove si crea il deficit. Allora si scopre che i problemi stanno nelle dimensioni ampie della rete ospedaliera, nei costi delle strutture di riabilitazione, nei rapporti con il sistema privato».

Lei sa che bisogna riorganizzare i piccoli ospedali. Cosa cambierà?
«La riconversione è nelle cose. Oltre ai costi, la scienza medica e la tecnologia lo impongono. I piccoli ospedali assicureranno tutti i servizi poliambulatoriali e le attivita specialistiche. Ci saranno medici 24 ore su 24. Ci sarà un punto di primo intervento, una residenza sanitaria per anziani, insomma sarà un ospedale di comunità gestito dai medici di base. Gli ospedali grandi assicureranno servizi di eccellenza e saranno in grado di assicurare prestazioni elevate».

Dottor Redigolo però a Chieti accade che c’è un mega ospedale ma non ci sono parcheggi. I cittadini avvertono i disservizi sulla loro pelle, per questo temono che poi chiuso il proprio ospedale bisognerà sottoporsi a mille disagi.
«In Abruzzo bastano 10 ospedali, ma bisognerà fare importanti investimenti. Ma gli ospedali grandi daranno grandi benefici a questa regione e ai cittadini. Mi rendo conto che ora per frenare il deficit si sono fatte delle ingiustizie»

Quali?
«Ad esempio il blocco delle assunzioni. Si è determinata una situazione in cui si è penalizzato anche chi aveva bisogno di un maggiore organico».

Anche la sanità privata è tra le cose che produce deficit, che giudizio ha degli imprenditori abruzzesi?
«Il sistema dei privati deve collaborare con la riorganizzazione della sanità regionale. Ho trovato una situazione avvelenata da rapporti pregressi che hanno portato alle crisi politiche e alle inchieste della magistratura. Dopo un periodo conflittuale ora vedo una maggiore disponibilità a raggiungere un accordo».

Lei cita anche i costi della riabilitazione psichitrica.
«Basta vedere quello che è successo sulla riabilitazione psichiatrica e l’intervento della Commissione d’inchiesta del senato. I servizi vanno rivisti, è necessaria la piena applicazione della legge 180, ossia strutture di accoglienza di qualità e cure mirate. E tutto questo costerà anche meno di quando la Regione spende adesso».

Tornerà in Abruzzo?
«Sicuramente verrò in vacanza. In un anno mi sono fatto parecchi amici e sono persone che rivedo volentieri. Sono sicuro che l’Abruzzo può fare molti passi in avanti non c’è malavita organizzata e ci sono persone che lavorano».

Cosa le è piaciuto di più di questa regione?
«Il Gran Sasso, una cosa meravigliosa. A me ricorda le Alpi ed è stato come sentirmi a casa mia».