Visita all'Aquila nel segno di San Bernardino da Siena

30 agosto 1980: giornata intensa nel capoluogo. L'incontro con i fedeli allo stadio Fattori

L'AQUILA. Gli articoli che saranno pubblicati fino al primo maggio, giorno della beatificazione di Giovanni Paolo II in piazza San Pietro da parte di Benedetto XVI, sono tratti dal libro «Giovanni Paolo II e l'Abruzzo». Il libro (editrice Graphitype) scritto da Giustino Parisse, caporedattore del Centro, e pubblicato nel 2005 poche settimane dopo la morte del Pontefice, ripercorre le visite pubbliche e private del Papa polacco in Abruzzo. Oggi si racconta la visita ufficiale che Giovanni Paolo II fece all'Aquila per tutta la giornata del 30 agosto del 1980 in occasione del sesto centenario della nascita di San Bernardino da Siena.

di Giustino Parisse
Nel corso della sua prima visita ufficiale in Abruzzo il 30 agosto del 1980 Giovanni Paolo II dopo essersi fermato al cantiere della Cogefar sul Gran Sasso, dove si stava costruendo la galleria, arrivò all'Aquila dove fece più tappe: prima al Santuario di Roio per incontrare i giovani, nel primo pomeriggio stadio Fattori per incontrare i bambini, visita alla basilica di San Bernardino e alla cattedrale e infine messa davanti alla basilica di Collemaggio.

COLLEMAGGIO.
Il Papa arrivò all'Aquila per celebrare il sesto centenario della nascita di San Bernardino il cui corpo riposava fino al 6 aprile del 2009 nella omonima basilica (ora i resti mortali sono stati trasferiti in un posto sicuro in attesa del restauro dell'edificio sacro). E questo spiega anche perché nella sua omelia davanti a Collemaggio fece riferimento solo al Santo senese e non a Celestino V davanti al cui mausoleo pure si inginocchiò e pregò a lungo. Questa mancata citazione di Celestino V, negli anni ha alimentato una serie di congetture sulla dannatio memoriae di Pietro del Morrone che - almeno per quanto riguarda quella visita - non hanno molto fondamento.

SANTUARIO DI ROIO.
La tappa al santuario di Roio per l'incontro con i giovani fu molto coinvolgente. Abbracciò i bambini, si rivolse con affetto ai ragazzi inaugurando quello stile diretto che nel tempo lo ha portato a essere punto di riferimento per milioni di giovani di tutto il mondo. Il sacerdote Elio Antonucci nel volume "Roio e il suo santuario" così ricorda quel giorno: «L'evento più memorabile che ha onorato la Madonna ed esaltato il popolo di Roio è stata la visita al nostro Santuario del Santo Padre Giovanni Paolo II in occasione dell'anno centenario Bernardiniano. Il 30 agosto rimarrà indelebile nei cuori dei roiani e sacro negli annali del Santuario. Nel vasto piazzale antistante il Santuario, il Papa s'incontrò con diverse migliaia di giovani, convenuti dai più remoti paesi dell'Abruzzo e del Molise. Accolto dai canti dei giovani e dal loro entusiasmo, il Santo Padre si disse felice di essere in mezzo a loro e li esortò a vivere la loro giovinezza nell'impegno costante della coerenza cristiana». A ricordo di tale avvenimento il parroco fece affiggere una lapide all'interno del Santuario che recita così: In questo santuario il 30 agosto 1980 sua santità Giovanni Paolo II chiudendo l'anno centenario bernardiniano affidava alla gioventù dell'Abruzzo e del Molise il messaggio della fede e della coerenza cristiana e invocava sul mondo la vigile protezione della Madre di Dio». Il due maggio prossimo, il giorno dopo la beatificazione, a Roio il parroco don Osman ha organizzato un incontro per ricordare quella visita. Il santuario tanto caro al cardinale Confalonieri - deceduto nel 1986 - è stato danneggiato dal sisma del sei aprile 2009 e ci vorranno tempo e tanti soldi per riportarlo all'antico splendore.

STADIO FATTORI.
Nel primo pomeriggio di quel giorno indimenticabile per la città dell'Aquila il Papa incontrò i fedeli allo stadio Fattori. Ecco come raccontò quel momento L'Osservatore romano: «Un palloncino celeste si alzava lentamente in volo. Spinto dal gioco del vento, sfiorava l'elicottero bianco del Papa, poi proseguiva la sua ascesa verso l'alto, seguito da decine di altri palloncini lasciati andare dai bambini. Erano da poco passate le quattordici e la bianca figura di Giovanni Paolo II era al centro di una manifestazione semplice, prevista della durata di pochi minuti, ma molto significativa. Lo stadio dell'Aquila era infatti interamente occupato da migliaia di bambini accompagnati dai loro genitori e guidati dal Movimento "Armata Bianca". La Città si è aperta al Papa con il suo volto più genuino, quello dell'infanzia, quello della famiglia. Giovanni Paolo II ha percorso il perimetro dello stadio comunale cercando in quella manifestazione di gioia spontanea il volto della comunità e attraverso di esso quelle radici di fede che erano motivo della sua visita in occasione del sesto centenario della nascita di San Bernardino. Il Papa ha sostato pochi attimi di fronte ad un piccolo cancello: ha ricevuto in dono una immagine della Madonna di Fatima alla quale il Movimento Armata Bianca si ispira, ha preso tra le braccia un piccolo, ha atteso un giovane padre che gli porgeva un neonato, l'ha accarezzato, poi via, lo sguardo verso quei quattromila volti dai quali si levava un lungo, accorato, entusiastico applauso e saluto, accompagnato dallo sventolio di migliaia di fazzoletti bianchi. L'incontro allo stadio comunale ha avuto lo spazio di un fazzoletto, la durata del levarsi di un palloncino, ma nella sua essenza è stato lo specchio della visita alla comunità aquilana. L'incontro allo stadio, quindi, pur nella limitatezza del suo svolgersi, ha avuto un significato simbolico, ha avuto il compito di indicare chiaramente che il discorso che Giovanni Paolo II si proponeva di svolgere nel seguito della sua visita era diretto a quel nucleo fondamentale che è la famiglia, quel nucleo che per la Chiesa e per la società costituisce ancora il cardine di ogni discorso proteso al futuro, quel nucleo che unico può essere il geloso custode della speranza della fede; quel nucleo che solo può costituire il fondamento di una esistenza basata sulla testimonianza e sulla coerenza, in quanto è basato sul rispetto del valore della vita, sulla conservazione della vita stessa, dono di Dio».

SAN BERNARDINO.
Nella basilica di San Bernardino rivolto alle autorità locali (il sindaco all'epoca era Tullio De Rubeis) il Papa disse: «Sorvolando questo centro geografico d'Italia, ho potuto osservare con piacere come essa sia magnificamente circondata da una parte dagli aspri massicci del Terminillo e del Gran Sasso e dall'altra dalle fluenti catene del Velino e del Sirente: luoghi meravigliosi che le conferiscono tanta attrattiva e suggestione. So che già fin dal primo annunzio di questa mia visita, tutti gli Aquilani, per quell'innato senso dell'ospitalità, che tanto caratterizza il popolo abruzzese, al quale si applica giustamente il detto di "forte e gentile", si sono dati generosa premura, non senza sacrifici personali, per assicurare una preparazione minuziosa e un esito felice a questo mio pellegrinaggio per venerare le spoglie mortali di San Bernardino, custodite nell'omonima Chiesa della città, che si gloria di riconoscerlo come celeste compatrono. Ed oggi posso vedere di persona come la magnifica e festosa accoglienza, che mi si riserva, corrisponda in pieno alle tradizionali abitudini di cortesia e di gentilezza delle antiche genti d'Abruzzo, quali mi sono state descritte. Anche per tutto questo esprimo il mio compiacimento e la mia gratitudine».
(3/continua)

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