Visoni in fuga, ordine di cattura del Parco

Il presidente Rossi: «Vanno fermati, sono pericolosi». I racconti degli avvistamenti.

CASTEL DI SANGRO. Celeste Silvestro se l’è trovati in giardino e ha tentato di mandarli via a colpi di scopa. Alla guardia comunale hanno ucciso un’oca. Amico Di Vincenzo li ha visti fuggire via dopo un banchetto nel suo pollaio. Una ventina quelli morti sulla superstrada, travolti dalle auto, come segnalato da Roberto Marotta. I visoni liberati dall’allevamento di Castel di Sangro hanno fatto danni in un raggio di 30 chilometri, spingendosi fino nel Parco.

UN VERO CASO. I 130 predatori che corrono sul sentiero della libertà sono diventati un caso. In tutto l’Alto Sangro e nei confinanti paesi del Molise. Un caso perché le loro scorribande in orti e pollai causano danni. Un caso perché si sono spinti anche nel Parco nazionale d’Abruzzo. Una segnalazione è arrivata persino da Opi.

IL FATTO. I visoni neri dalla pregiata pelliccia sono stati liberati una settimana fa durante un blitz di un gruppo di animalisti. Gli ecologisti sono entrati di notte nell’allevamento di Castel di Sangro. Hanno fatto saltare i lucchetti delle gabbie e dopo avere staccato i cartellini identificativi hanno lasciato correre via i predatori. Hanno tentato di incendiare anche il laboratorio di conceria e hanno danneggiato alcune apparecchiature. Ben presto i mustelidi, conosciuti per la loro aggressività e voracità, hanno iniziato a fare danni. A Rionero Sannitico, Ateleta, Scontrone.

I PROPRIETARI. Hanno pochissima voglia di parlare. Qualche anno fa finirono alla ribalta delle cronache per un altro blitz degli animalisti sfociato in un duro scontro, con nove feriti e strascichi giudiziari. Nell’allevamento nei pressi di un cavalcavia della superstrada 652 vengono selezionati circa 2mila visoni. Si trovano nelle gabbie disposte in 5 strutture. L’azienda è intestata a Francesco D’Amico. «Non c’è niente da dire», afferma il padre Raffaele, insegnante all’Istituto per l’agricoltura di Castel di Sangro e collaboratore del figlio, «ma una cosa scrivetela: odio gli animalisti. I visoni? In giro ce ne sono tanti, come è normale che sia da queste parti».

LE TESTIMONIANZE. Sulla vicenda non sono state presentate denunce, neanche da parte di coloro che in questi giorni stanno subendo danni dai visoni in fuga. Gli assalti più frequenti a Rionero Sannitico, comune della provincia di Isernia a una manciata di chilometri da Castel di Sangro. Ne sanno qualcosa Celeste Silvestro o Amico Di Vincenzo. «Alla guardia comunale hanno ucciso anche un’oca», racconta il presidente della locale Associazione dei cacciatori, «sono terribili e gli avvistamenti si susseguono». Una donna ne ha trovati sette, otto nel giardino della propria abitazione e quando ha cercato di scacciarli i visoni hanno cominciato a mordere il bastone. Roberto Marotta aggiunge: «Una ventina sono stati trovati morti sulla superstrada. Ho sentito dire che nei prossimi giorni ci sarà una caccia al visone e la Forestale piazzerà una serie di bidoni con interiora di pollo per attirare i visoni e poterli catturare». Ma quella della cattura, per ora, sembra solo una leggenda metropolitana. Come spiega anche Mauro D’Andrea, comandante della stazione della Forestale di Forlì del Sannio.

ECOSISTEMA A RISCHIO. Lo ha già evidenziato il professor Luigi Boitani, docente di Biologia animale e dell’uomo all’Università La Sapienza di Roma e consulente del Parco nazionale d’Abruzzo. Lo ribadisce Tiziana Altea, responsabile dell’Ufficio biodiversità della Forestale di Castel di Sangro: «E’ una specie molto aggressiva che può attaccare roditori, rettili e anfibi, turbando l’equilibrio dell’ecosistema. I mustelidi sono molto reattivi e hanno un metabolismo accelerato. Il problema è di chi ha compiuto questa oscenità. Si potrebbero catturare o pensare a interventi di sterilizzazione per evitare che si riproducano. Io stessa ne ho visto uno a San Pietro Avellana, sempre in Molise».

I TIMORI DEL PARCO. Li mette in luce il presidente Giuseppe Rossi. «Ci sono segnalazioni nelle zone limitrofe al Parco e stiamo vagliando quella arrivata da Opi», afferma il responsabile del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, «vanno immediatamente fermati. Perché si tratta di una specie aliena che pone un problema delicatissimo nella zona protetta e non solo. Faremo delle verifiche e valuteremo gli interventi di controllo da adottare. I maggiori pericoli potrebbero esserci per la lontra, recentemente riavvistata. Non vorremmo che si verificasse ciò che sta accadendo con i cani randagi o rinselvatichiti, diventati più pericolosi dei lupi».