«Voglio un processo brevissimo»

Del Turco: Angelini non deciderà la fine della mia carriera politica.

PESCARA. «Non sarà Angelini a decidere quando finisce la mia carriera politica». È un Ottaviano Del Turco combattivo quello che risponde a Lilli Gruber durante la trasmissione “Otto e mezzo” dedicata alla vicenda giudiziaria dell’ex governatore dell’Abruzzo.
L’ex presidente spera che la pubblicazione del rapporto dei Nas in cui si documenta la politica di tagli che la giunta Del Turco aveva deciso e messo in atto nei confronti della sanità privata abruzzese, induca il giudice dell’udienza premiminare che dovrà giudicare sulla richiesta di rinvio a giudizio (non ancora inoltrata dalla procura di Pescara) «a ritenere superate le accuse». Comunque Del Turco spera in un processo «brevissimo». «Non potete chiedere a me, con tutto ciò che ho alle spalle, se sono per il processo breve o lungo. Sono per il processo brevissimo. Se ci sono prove schiaccianti si deve fare il processo per direttissima».

Ma sul suo futuro politico l’ex governatore non si è pronunciato. Se da un lato è tornato ad attaccare il Pd («Il giorno prima dell’arresto ero uno dei 45 fondatori, il giorno dopo nessuno del Pd si è voltato per dire ne manca uno»), dall’altro ha ribadito l’appartenenza alla «tradizione socialista riformista italiana» e oggi si definisce «socialista apolide». Alla domanda di Gruber se si candiderebbe nelle liste del Pdl Del Turco ha risposto con parole di stima per la posizione di Silvio Berlusconi sulla Sanitopoli abruzzese: «La mattina del mio arresto, alle 11 fidandosi del proprio istinto Berlusconi disse che si trattava di un teorema.

Un cittadino normale dovrebbe poter contare sempre su questo garantismo. La riforma della giustizia che chiede il premier nasce dal fatto che il principio costituzionale garantista è fondamentale per la vita repubblicana del paese, altrimenti siamo alla guerra civile strisciante. Altrimenti ognuno potrebbe entrare dentro una casa con un pacco di mele e decidere che una persona non deve più essere il presidente della Regione».

Nella trasmissione, che aveva come ospite anche l’editorialista del Corriere della Sera Massimo Franco, Del Turco ha ripercorso le tappe della vicenda, dall’arresto del 14 luglio 2008 fino al rapporto dei Nas. Ha descritto il clima di quei mesi, le difficoltà «a rompere certi schemi» della politica abruzzese, le stesse difficoltà che Del Turco riconosce nella vicenda del governatore della Puglia Nichi Vendola: «Sono felicissimo per Nichi Vendola se non è iscritto nel registro degli indagati, ma lui dovrebbe essere comunque fiero, perché ha tentato di portare un professore di Harvard in un Asl pugliese».

Non poteva mancare nell’intervista un riferimento al rapporto con Bettino Craxi (Del Turco è stato il politico che da segretario ha chiuso il Psi craxiano). «Il mio rapporto con la memoria di Craxi è molto bello», ha detto Del Turco, «io sono stato protagonista della storia più bella di Craxi presidente del consiglio, quella legata al referendum della scala mobile, io ero minoranza nella Cgil a dire sì al decreto».

Sul Craxi esule Del Turco è indulgente. Ha ricordato un ultimo pranzo in un ristorante davanti al Raphael: «Bettino aveva un fascio di giornali e un libro sui trattati tra Italia e Tunisia: capii il segnale. Io penso che abbia fatto bene a lasciare l’Italia. E di fronte ai suoi critici io preferisco Napolitano che ha scritto una cosa esemplare e ha parlato di “inaudita violenza”».