Confindustria

Zecca: ora ci seguano le Camere di commercio

Zecca taglia corto: struttura unica, non ha più senso pagare per servizi doppi E sulla Confindustria lancia un messaggio a Teramo e L’Aquila: «Uniamoci»

PESCARA. Quarantove anni, è stato presidente del settore Energia di Confindustria Chieti e ha rappresentato nell'Unione Industriali abruzzese le politiche regionali sull'energia. Da ieri Gennaro Zecca è il presidente della neonata Confindustria Chieti-Pescara.

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Ad eleggerlo l'assemblea generale che si è svolta nel pomeriggio all'Aurum di Pescara. Ha un mandato di quattro anni, ma spera di terminare prima per lasciare il posto a un'unica associazione regionale degli industriali.

Orgoglioso per la nomina?

«Mi hanno chiesto di impegnarmi in questa presidenza e io lo faccio volentieri. È sicuramente un riconoscimento personale, ma sono anche stimolato e in fondo preoccupato dagli impegni. Perché Confindustria Chieti e Pescara insieme ha una dimensione importante con una logica d'impresa abbastanza variegata: rappresenta sia l'area più industriale della Val di Sangro e del Vastese che quella dei servizi del Pescarese. Le problematiche e le esigenze sono diverse. E poi c'è un momento di crisi della politica industriale in Italia, figuriamoci in Abruzzo».

Che sfida si prefigge la Confindustria Chieti-Pescara?

«La fusione oltre a essere una buona economia di scala va a semplificare un sistema di rappresentanza abruzzese che oggi è molto polverizzato. Ci sono tre Confindustria, quella regionale, i poli di innovazione, le università e le altre associazioni di categoria. È chiaro che questa polverizzazione un po’ annacqua la visione che queste associazioni hanno del futuro. Il mio obiettivo è quello di tendere a un'unica Confindustria regionale e creare intorno a questa un tavolo di coordinamento per dettare una politica del territorio con un unico programma».

La fusione vuol essere anche esempio di semplificazione per politica e burocrazia.

«È uno degli aspetti che mi rende orgoglioso di appartenere a Confindustria, che ha saputo fare la fusione anticipando o comunque interpretando il cambiamento. Credo che questa fusione oggi renda un po’ anacronistico pensare di avere due Camere di Commercio o due Province. Non ha più senso avere una struttura amministrativa divisa tra Pescara e Chieti quando tutti noi ci muoviamo tra le due città quotidianamente. Speriamo che il nostro sia un esempio per la politica».

Però le Camere di Commercio faticano ancora a trovare la giusta soluzione per la fusione. Come mai?

«Io spero di no. Le Camere di Commercio sono espressioni di tante associazioni che a volte fanno fatica a parlare lo stesso linguaggio. Sono sicuro che molte di queste associazioni stanno già attuando al loro interno processi di fusione o semplificazione. Io so per certo che il mandato che avranno i consiglieri di Confindustria all'interno delle due Camere sarà quello di portare presto la fusione dei due enti. Non ha senso pagare per servizi doppi quando la distanza è di pochi chilometri. C'è l'obbligo di semplificare questo meccanismo che non ha alcun senso».

Come vede il futuro prossimo per la nostra economia?

«I segnali sono di una iniziale, debole ripresa, credo che l'importante sia dare fiducia alle nostre aspettative. Bisogna lavorare, internazionalizzarsi e tornare a parlare con il credito».

E’ un problema non avere più una banca regionale, oltre al Credito Cooperativo?

«Bisogna riportare al centro l'idea imprenditoriale e non il rating, l'importante è avere il ruolo decisore in Abruzzo e non la banca fisicamente. Parlerò con il credito bancario per far finanziare l'efficienza differenziando le richieste di finanziamento per investimenti da quelle per il taglio degli sprechi».

Qual è il problema principale del nostro territorio?

«L'Abruzzo è ricco di infrastrutture che però non sono messe in rete. Devono essere lì dove ci sono servizi e imprese. L'aeroporto deve essere potenziato e collegato ad altre infrastrutture. Spesso invece c'è una politica che fa discorsi di bandiera come nel caso dell'aeroporto di Preturo o dell'ipotesi di soppressione del Tar di Pescara».

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