Giovanissimi e spietati, nessun pentimento «Ma in carcere potremo farci una doccia?»

Non sono apparsi particolarmente angosciati, non si sono pentiti per l'accaduto. È vero, uno di loro era preoccupato davvero, ma solo perché non sapeva se nel carcere minorile gli avrebbero...

Non sono apparsi particolarmente angosciati, non si sono pentiti per l'accaduto. È vero, uno di loro era preoccupato davvero, ma solo perché non sapeva se nel carcere minorile gli avrebbero consentito di fare la doccia. Non sono figli di camorristi i tre minorenni che lo scorso 3 marzo hanno brutalmente aggredito e ridotto in fin di vita, davanti alla stazione Piscinola della metropolitana, la guardia giurata Francesco Della Corte. Ma i tratti distintivi di chi appartiene a un clan ci sono tutti. Della Corte è morto qualche giorno fa in ospedale, all'età di 51 anni, a causa dei pesanti colpi ricevuti al capo da quel branco, composto da due 16enni e un 17enne. Secondo i sociologi, in certi quartieri di Napoli i ragazzi crescono in un vuoto morale che le famiglie povere non possono colmare. Si diventa insensibili, «ignorati affettivi» - dicono gli studiosi - fino ad allettare i ruvidi palati della camorra sempre più interessata a reclutare soggetti giovani e feroci. Lo scopo della brutale aggressione era ricavare 5-600 euro dalla pistola del vigilante che, però, non sono riusciti a trovare. Solo questo. Nel centro di prima accoglienza dei Colli Aminei dove sono stati portati dalla Polizia, in esecuzione di un provvedimento di fermo emesso dalla Procura dei Minorenni, pur avendo confessato, non si sono mostrati preoccupati di avere spezzato una vita. «Non si sono strappati i capelli per l'accaduto - fa sapere Bruno Mandato, dirigente del commissariato di Scampia - di avere provocato la morte di un bravo padre di famiglia. Uno dei tre, quando ha capito che l'avrebbero rinchiuso, ha abbracciato il padre, a cui è particolarmente legato, preoccupato del fatto che non lo avrebbe rivisto per lungo tempo. Un altro - ha continuato l'investigatore - era angosciato, ma solo perché non sapeva se gli avrebbero consentito di fare la doccia». L'attività investigativa ha appurato che i tre giovani non hanno contatti con i clan della zona ma la ferocia mostrata sicuramente avrebbe potuto catalizzare l'attenzione della camorra, oggi più che mai interessata a rimpinguare le proprie fila con elementi incapaci di provare rimorsi e quindi adatti a ricoprire certi ruoli. I tempi dello spaccio della droga sono lontani e ora i clan non hanno più bisogno di pusher ma di elementi spietati per ricostruire quello che forze dell'ordine e magistratura hanno distrutto. I tre ragazzi - tutti incensurati - appartengono a famiglie modeste, che vivono sbarcando il lunario: c'è chi fa il parcheggiatore abusivo e chi raccoglie e rivende rifiuti di metallo.