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Marchionne e l'Abruzzo: "I valori della mia regione mi guidano da sempre"

 Sul Centro del 4 ottobre 2013 l’atto d’amore del manager per gli abruzzesi: «Mi avete insegnato tenacia, senso del lavoro e l’orgoglio di fare le cose bene»

VIDEO: quando Marchionne fu insignito della medaglia Aprutium dal consiglio regionale

Nulla più di questo articolo può spiegare qual è il legame tra Sergio Marchionne e il suo Abruzzo. Il grande manager ha scritto questo articolo per il Centro il 4 ottobre del 2013. Oggi lo ripubblichiamo perché è un atto d’amore verso la sua regione.

di SERGIO MARCHIONNE

I valori della Fiat di oggi sono valori che l’Abruzzo, la mia gente, voi tutti conoscete bene. È qui, in questa terra, che li ho imparati da ragazzo, e sono diventati per me una guida e un riferimento, in tutti i momenti importanti della mia vita. Sono nato non molto lontano da qui, all’ospedale di Chieti. A Chieti ho frequentato le scuole elementari e le medie. Lì ho vissuto fino a 14 anni, in un periodo della vita in cui si forma il carattere. Un periodo in cui ho imparato a superare le piccole e grandi paure dell’infanzia e dei primi anni da adolescente. Poi la mia famiglia ha deciso di andare in Canada. Non è mai facile allontanarsi dalla propria casa, dalla propria gente, dalle proprie radici. Lo sanno bene anche tutti quegli abruzzesi che nel Dopoguerra hanno lasciato la loro terra in cerca di lavoro e di nuove opportunità. Ne ho conosciuti tanti in giro per il mondo, in questi anni.

Uno degli incontri che mi è rimasto più impresso è stato a Detroit, tre anni fa, quando ho partecipato ad una serata di beneficenza organizzata dalla Federazione Abruzzese del Michigan, per raccogliere fondi a favore dei loro concittadini colpiti dal terremoto. In quelle persone, lontane quasi 8.000 chilometri dalla loro terra, ho ritrovato i tratti “forti e gentili” del mio Abruzzo, ho rivisto le straordinarie qualità della mia gente. Penso alla tenacia, al senso del lavoro, all’orgoglio di fare le cose e farle bene. Penso al rispetto tra le persone. E penso anche alla solidarietà e alla generosità nei momenti difficili. Queste qualità hanno permesso agli abruzzesi di trasformare una regione, che era tra le più povere dell’Italia del Dopoguerra, in una delle più fiorenti del Paese. Le stesse qualità hanno guidato gli abruzzesi dopo il terremoto, quando avete reagito con forza e grande dignità, prendendo in mano il vostro destino e tornando a costruire il futuro. Per chi, come me, è abituato a vivere e lavorare in diverse parti del mondo, è importante ogni tanto sapersi fermare. Aiuta ad avere una dimensione umana del percorso fatto. Le esperienze che ho compiuto durante la mia vita - fin da quando ho dovuto lasciare la mia terra per un Paese allora sconosciuto - sono state tutte importanti per la mia crescita professionale e personale. Ma per quanto lontano si vada, rimangono dei punti fermi importanti.

Per me l’Abruzzo è sempre stato uno di questi. Qui ci sono la mia casa, la mia gente, i miei ricordi. Torno ogni volta che mi è possibile, per trovare i molti parenti che abitano ancora nei paesi tra Chieti e Pescara, e per ritrovare luoghi e volti familiari. Ovviamente, torno anche per ragioni di lavoro, per andare allo stabilimento di Atessa. Proprio all’inizio di luglio ero in Sevel, a incontrare i nostri lavoratori ed annunciare nuovi investimenti per lo stabilimento. Allora, come ora, convivono due stati d’animo. Quello dell’amministratore delegato, che celebra uno stabilimento modello o riceve un premio per una storia di successo costruita da un gruppo di leader. E quello dell’uomo che torna alle proprie radici. La giornata di oggi, come quella di tre mesi fa in Sevel, mi ricorda il privilegio che ho nel guidare la Fiat in questa fase nuova di trasformazione straordinaria. E mi ricorda soprattutto le sfide che ho affrontato, le paure che ho superato, la forza che ho dovuto trovare nelle situazioni difficili, le persone che mi sono state vicine nei momenti duri e che mi hanno insegnato ad essere migliore. Come ho detto ai nostri lavoratori tre mesi fa, credo che l’Abruzzo e il nostro stabilimento di Atessa possano offrire una direzione per il futuro.

La Sevel - creata da un prato verde, in una zona che, pur essendo ricca di bellezze naturali, veniva chiamata "la valle dei morti", perché i giovani erano costretti ad emigrare in cerca di lavoro - è riuscita a macinare un record dopo l’altro. È diventato il più grande stabilimento di veicoli commerciali in Europa, tra i più moderni ed efficienti al mondo. Anche l’Abruzzo è una dimostrazione che c’è speranza, per quello che ha sempre dimostrato di saper fare, anche e soprattutto nei momenti più duri. La tenacia degli abruzzesi - quella caparbia fiducia nel futuro che mio padre mi ha lasciato in eredità - è qualcosa di radicato nella gente di qua.

Non ho mai visto un abruzzese arrendersi. Non l’ho mai visto aspettare che arrivasse un salvatore da chissà dove a regalargli un domani migliore. Gli abruzzesi cadono e si rialzano da soli, non perdono tempo a lamentarsi, ma fanno, producono, ricostruiscono. Credo che questo sia l’atteggiamento di cui ha bisogno l’Italia oggi.