Evasione

Paradisi fiscali: spuntano i nomi di Bono, Madonna e della Regina

Cantanti, imprenditori e autorità nella lista nera del nuovo scandalo sui conti offshore. Il leader degli U2 ha investito in Lituania, la star Usa in forniture mediche

ROMA. C’è una cosa in comune tra la Regina d’Inghilterra, i cantanti Bono, Madonna, l'imprenditore George Soros (fra i trenta uomini più ricchi al mondo), l’ex comandante supremo della Nato in Europa e il co-fondatore di Microsoft: hanno tutti investito in società offshore e i loro nomi sono nella lista di Paradise Papers, l’enorme fuga di notizie che ha svelato i magheggi finanziari dell’élite mondiale. Una lista "nera" contenuta negli oltre 13,4 milioni di documenti riservati ottenuti dallo stesso network dei Panama Papers, lo scandalo che lo scorso anno ha coinvolto personalità della politica e dello sport. Documenti che provengono da due studi internazionali esperti di società offshore: Appleby (sede nelle Bermuda) e Asiaciti Trust (con base a Singapore); e da 19 registri commerciali di molti paradisi fiscali, Antigua, Malta, Cook Island e altri. Sul banco degli imputati sono finiti, fra gli altri, Apple e Facebook, il co-fondatore di Microsoft Paul Allen, il ministro del Commercio di Donald Trump, Wilburs Ross, il tesoriere del presidente canadese, Justin Trudeau: 120 politici di tutto il mondo, case reali, istituti religiosi, finanzieri, vip e anche musicisti. Tutti colpevoli di aver investito nei paradisi fiscali per pagare meno tasse e fare soldi facili. Madonna possiede azioni di una società di forniture mediche; il cantante degli U2 Bono, tramite una società registrata a Malta chiamata Nude Estates, ha investito in un centro commerciale in Lituania. Ok, Malta non è un paradiso fiscale, ma non si può dire altrettanto dell’Isola di Guernsey, dove ha sede una seconda società – la Nude Estates 1, di cui Bono è socio – che ora controlla tutta l’attività commerciale lituana. E mentre Jeremy Corbyn – leader del partito Laburista inglese – chiede pubblicamente le scuse della sua regina, anche Bono ha risposto alle accuse tramite la sua portavoce: «Bono era un investitore minoritario e passivo nella Nude Estates Malta Ltd, una società legalmente registrata fino al 2015, anno in cui è stata chiusa volontariamente». E la Regina d'Inghilterra? Risulta aver investito ingenti somme nel paradiso fiscale della Cayman attraverso il Ducato di Lancaster, stando alle rivelazioni del Guardian. Per quel che riguarda i profitti generati da proprietà reali britanniche, ad aggravare la situazione c'é il fatto che, sebbene probabilmente in modo legale, questo denaro della Regina Elisabetta sarebbe stato investito negli ultimi 12 anni - dopo il passaggio offshore - anche in catene commerciali come Threshers e BrightHouse: criticate da tempo per il presunto sfruttamento di lavoratori, famiglie povere e persone vulnerabili. Il Ducato di Lancaster, per parte sua, ha fatto sapere di non essere a conoscenza della destinazione finale verso tali società di una parte delle somme affidate a promotori finanziari.