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1 MAGGIO

Oggi, ma nel 1986, a Foggia, in piazza Mercato, nel circolo privato “Bacardi”, Giosuè Rizzi, foggiano di 33 anni, boss del cartello malavitoso locale, soprannominato “Il Papa di Foggia”, faceva uccidere, dai suoi sicari, a colpi di arma da fuoco: Giovanni Rollo, Pompeo Rosario Corvino, Pietro Piserchia, Antonietta Cassanelli. I primi tre erano foggiani, la donna era Terlizzi, in quel di Bari, compagna di Gennaro Manco, notabile della droga di San Ferdinando di Puglia, in provincia di Barletta-Andria-Trani, che veniva ferito.

La scarica di piombo promossa dal clan Rizzi-Moretti, con Rocco Moretti detto “Il Porco”, sodale di Giosuè Rizzi, mirava a spazzare il tentativo della famiglia Laviano, esponente della Sacra corona unita, di radicarsi in capitanata. Rizzi ribadiva con la violenza che fosse lui a comandare. La Società foggiana, affiliata a Raffaele Cutolo, capo della Nuova camorra organizzata, faceva sparire anche Giuseppe “Pinuccio” Laviano, l’11 gennaio 1989, vittima di lupara bianca, che, alleato con Manco, aveva preso a spacciare eroina nel circondario, nonostante il diniego di Rizzi.

Gli omicidi di “pulizia” saranno 8, fino al 1989, ma la strage del Bacardi (nella foto, particolare, l’esterno del locale dopo la sparatoria) rimarrà il fatto di sangue più cruento verificatosi nella cittadina pugliese. Il 7 maggio 1994 la corte d’Assise di Bari condannerà, per l’omicidio plurimo del Bacardi, Rizzi a 29 anni, Marino Ciccone, a 29, Matteo Monteseno, a 28, Francesco Favia, a 27. Rizzi, resterà in cella dal 17 febbraio 1988 al 15 maggio 2009.

Poi, dopo il carcere di Spoleto, passerà, il 14 novembre 2009, in quello di Sulmona, per essere evaso dai domiciliari. Tornerà libero il 16 novembre 2010, verrà freddato, in via Napoli, a Foggia, il 10 gennaio 2012, da 7 proiettili, presumibilmente per stroncare il suo ritorno in affari.