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10 GENNAIO

Oggi, ma nel 1979, a Nogarole Vicentino, spariva, misteriosamente, Nadia Chiarello, di 17 anni, dipendente, da un mese, della conceria Ferrari-Negro, di Arso, e il giallo rimarrà uno di quei presunti femminicidi senza un colpevole assicurato alla giustizia. Il cadavere, infatti, verrà rinvenuto 9 giorni dopo la scomparsa, nel fossato davanti al luogo di lavoro, lungo la strada provinciale di Val Chiampo.

La vicenda verrà chiusa, frettolosamente, come omicidio causato da investimento stradale. Ma la triste sorte di Nadia rimarrà avvolta dal dubbio. Svariate incongruenze, infatti, porteranno a considerare l’ipotesi del delitto volontario. L’autopsia rivelerà solo il trauma cranico quale causa del decesso. Il 28 novembre 2021 il cold case verrà riaperto prendendo in considerazione due lettere anonime, composte usando ritagli di giornale, recapitate alla famiglia che suggeriranno di non continuare a cercare la verità. Ma la sorella della malcapitata, Barbara Chiarello, insisterà nel voler di appurare in quale modo si sia conclusa, prematuramente, l’esistenza di Nadia.

L’intervento del Reparto investigazioni scientifiche di Parma dell’Arma, prenderà in considerazione nuovamente le missive utilizzando sistemi di analisi basati su tecnologie moderne. Il danno letale riscontrato sul corpo senza vita sarà, infatti, compatibile sia con l’opera di un pirata della strada, ma anche con il colpo assestato con un corpo contundente. Quel 10 gennaio 1979 Nadia aveva lasciato la sua postazione da segretaria alle 17.45, con mezz’ora d’anticipo, e aveva chiesto l’autorizzazione ad uno dei due titolari della ditta.  Non era andata via con il padre, Enzo Chiarello, che solitamente la passava a prendere alle 18.15. Questo aprirà la via all’ipotesi che la giovane avesse accettato un passaggio fatale.