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12 GENNAIO

Oggi, ma nel 1997, a Piacenza, alle 13.26, a 400 metri dal fabbricato viaggiatori, la carrozza di testa dell’elettrotreno ad assetto variabile ETR.460, ovvero il Pendolino 29 “Sandro Botticelli”, da Milano Centrale a Roma Termini, usciva dai binari e si ribaltava colpendo i pali di sostegno della linea aerea di presa, spezzandosi in due tronconi. Conseguentemente le 6 carrozze successive venivano trascinate nel deragliamento. Verosimilmente l’incidente ferroviario era causato da errore umano, dall’eccessiva velocità in curva: 160 chilometri all’ora, rispetto ai 105 consentiti nel punto di svio. Era la prima sciagura ferroviaria dell’alta velocità nel Belpaese. A bordo vi erano complessivamente 167 passeggeri.

Nella sciagura morivano 8 persone: i due macchinisti, Livio De Sanctis, di 55 anni e Pasquale Sorbo, di 46; due hostess, Cinzia Assetta, di 34 e Lorella Santone, di 25; due agenti della Polfer, Francesco Ardito, di 22, che era la vittima più giovane, e Gaetano Morgese, di 23; due passeggeri, Agatina Carbonaro, di 73, che era la deceduta più anziana, Carmela Landi, di 64. Che saranno ricordati dal monumento commemorativo che verrà eretto all’altezza del binario “tronco” 1 ovest. Venivano registrati anche 36 feriti. Incolume, poiché si trovava nel vagone ristorante al momento dell’impatto, l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga (nella foto, particolare, soccorso poco dopo il disastro, in carica dal 3 luglio 1985 al 28 aprile 1992, il cui posto era proprio nella carrozza di testa.) Per quanto accaduto, oltre alla dipartita terrena dei due ipotetici responsabili, ovvero i macchinisti, non ci saranno colpevoli assicurati alla giustizia.

I 25 dirigenti delle Ferrovie dello stato che finiranno sotto processo, verranno, infatti, tutti assolti, il 7 marzo del 2001.