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13 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1957, a Roma, nella sala Borromini dell’Oratorio dei Filippini, nei Corsi superiori di studi romani, dell'omonimo Istituto, Pio Paschini, presbitero, storico della Chiesa e futuro vescovo di Eudossiade, teneva la conferenza sulla persecuzione dell’imperatore Valeriano, in occasione del XVII centenario. La repressione era iniziata, nel 257, con un primo editto che imponeva a vescovi, preti e diaconi, di compiere sacrifici agli dei, pena l’esilio, e proibiva ai cristiani di effettuare assemblee di culto sequestrando chiese e cimiteri. Publio Licinio Valeriano aveva regnato tra il 253 ed il 260.

L’altro editto, del 258, prevedeva la confisca dei terreni religiosi e la condanna dei seguaci del cristianesimo. Soprattutto l’imperatore non si era limitato a colpire i fedeli, ma aveva centrato le sue attenzioni contro le gerarchie ecclesiastiche. Ne avevano fatto le spese: Papa Stefano I, Papa Sisto II, il vescovo Cipriano di Cartagine, Dionisio di Alessandria, detto “Il Grande”, secondo Papa della chiesa copta, San Lorenzo martire, uno dei sette diaconi di Roma (nella foto, particolare, l’affresco di Beato Angelico, intitolato “Stefano e Lorenzo davanti Valeriano”, del 1450, custodito nella cappella Niccolina, afferente alla Pinacoteca vaticana).

Ovviamente la persecuzione in essere aveva messo Valeriano in cattiva luce dal punto di vista storiografico. Fra tutti, San Lorenzo era stato bruciato vivo sulla graticola e poi sepolto nella catacomba di Santa Ciriaca, sulla Tiburtina, sotto la basilica di San Lorenzo fuori le mura. Nel lungo percorso delle persecuzioni attuate contro i cristiani, l’inizio era stato con Nerone, nel 64, quando, stando alle testimonianze di Tacito, i cristiani erano stati accusati di aver appiccato il grande incendio dell’Urbe. Quella persecuzione era costata la vita, tra l’altro, agli apostoli Pietro e Paolo. Poi, nei successivi due secoli e mezzo, il cristianesimo era rimasto una religione illecita, punita con pene severissime, soprattutto per l’accusa di empietà, ovvero il rifiuto di compiere sacrifici rituali nei confronti degli dei del credo romano.