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13 novembre

Oggi, ma nel 1981, a Milano, alla stazione ferroviaria centrale, durante un controllo di routine, Ferdinando “Nando” Della Corte e Giorgio “Tommy” Soldati, dei Comunisti organizzati per la liberazione proletaria, uccidevano, a colpi di pistola, l’agente di Pubblica sicurezza Eleno Anello Viscardi (nella foto, particolare della targa commemorativa apposta, nello scalo dei treni di piazza duca d’Aosta, dall’amministrazione municipale, il 13 novembre 2011, in occasione del 30° anniversario dal delitto).

I due terroristi di estrema sinistra facevano parte dell’organizzazione, sorta dalle ceneri di Prima linea, intenta a promuovere la liberazione dei cosiddetti prigionieri politici. Della Corte proveniva dai collettivi studenteschi della zona del centro del capoluogo lombardo e non era schedato. Soldati, invece, era un appartenente al movimento di Rivoli, nella piemontese Val Susa, ed era già noto alla Polizia. La vittima, nata ad Utinga, in Brasile, da famiglia italiana proveniente dal Meridione, classe 1956, era in Polizia dal 1975. Aveva frequentato la scuola allievi di Piacenza e poi era stato assegnato in servizio nella città ambrosiana. Il 31 marzo 2005 gli verrà conferita la medaglia d’oro al merito civile, alla memoria. Il 29 marzo 2010 gli verrà ufficialmente riconosciuto lo status di vittima del terrorismo. Gli assassini verranno presi contestualmente all’omicidio ed assicurati alla giustizia. Della Corte, esecutore materiale, diverrà un collaboratore delle forze dell’ordine e della magistratura. Il suo aiuto contribuirà allo smantellamento, soprattutto al sud, della rete di piellini già pesantemente segnata dalle confessioni del super pentito di Prima linea Michele Viscardi. Soldati, che aspirava a compiere il salto facendosi accettare nelle Brigate rosse, inizierà la sua collaborazione con la giustizia, che porterà alla scoperta di 5 covi e alla cattura di 3 estremisti rossi, ma poi la interromperà bruscamente.

Sarà comunque punito dai “compagni” per le sue rivelazioni. Verrà strangolato in carcere, a Cuneo, dai brigatisti Giorgio Semeria, uno dei capi storici dell’organizzazione con la stella rossa a cinque punte, e Vittorio Alfieri, leader della colonna meneghina “Walter Alasia”. Soldati, sottoposto al supplizio della garrota, non opporrà resistenza durante l’esecuzione, concertata dal Br Alberto Franceschini, che avverrà, il 10 dicembre di quel 1981, nel refettorio, durante l’ora d’aria. La rivendicazione arriverà 18 giorni dopo, il 28 dicembre, a Radio popolare Milano, firmata “Terrore rosso”, e sarà intitolata “Epitaffio di un coccodrillo infame”.

Il caso Soldati desterà non poco clamore mediatico nel Belpaese squarciato dagli anni di piombo. Anche per la testimonianza che ne fornirà lo scrittore Nuto Revelli. Quest’ultimo, cuneese, del 1919, già tenente degli Alpini durante la seconda offensiva del Don, in Russia, decorato di tre medaglie d’argento al valor militare, già comandante della brigata di Giustizia e libertà “Carlo Rosselli”, in valle Stura, aveva conosciuto Soldati durante i soccorsi post terremoto dell’Irpinia, del 23 novembre 1980. Sarà presente al processo contro gli aguzzini del terrorista ammazzato nel penitenziario di massima sicurezza della sua città, che si svolgerà nel 1987.