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16 Ottobre

Oggi, ma nel 1943, a Roma, in via del Portico d'Ottavia e dintorni, 365 militari nazisti della Gestapo, comandata nella Capitale dal tenente colonnello delle ss Herbert Kappler, rastrellavano 1.259 ebrei residenti nel Ghetto: 689 donne, 363 uomini, 207 minori di entrambi i sessi. L'ordine giungeva direttamente da Heinrich Himmler, ministro dell'Interno, comandante delle forze di sicurezza della Germania, principale teorico della soluzione finale sulla questione ebraica. La Città eterna era stata occupata militarmente dai tedeschi il 10 settembre precedente. Gli ebrei venivano ammassati inizialmente nel Collegio militare di Palazzo Salviati, in via della Lungara, poi deportati, in numero di 1.028 giudicati abili al lavoro forzato, nel campo di concentramento di Auschwitz, il 18 ottobre successivo, su 18 carri ferroviari bestiame fatti partire dalla stazione Termini. Quindi 231 ebrei verranno fatti fuori prima ancora di essere mandati in Polonia. Torneranno nell'Urbe solo 16 dei 1.259 malcapitati, 15 uomini e una donna: Settimia Spizzichino (nella foto, in uno dei suoi tanti incontri organizzati nelle scuole con gli studenti), romana, classe 1921, che si impegnerà fino alla morte, il 3 luglio 2000, nel raccontare la propria testimonianza di superstite diventando un'icona della Shoah capitolina. Gli altri scampati saranno: Michele Amati, Lazzaro Anticoli, Enzo Camerino, Luciano Camerino, Cesare Di Segni, Lello Di Segni, Cesare Efrati, Angelo Efrati, Sabatino Finzi, Leone Sabatello, Ferdinando Nemes, Mario Piperno, Angelo Sermoneta, Isacco Sermoneta, Arminio Wachsberger.

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