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17 GENNAIO

Oggi, ma nel 1990, a Lodi, Mauro Zanoni, studente di ragioneria all’Istituto Besana di via Rimembranze, di 17 anni, uccideva, a colpi di fucile, sparati a bruciapelo alla testa, il padre Ennio, di 55 anni, impiegato della Banca provinciale lombarda, e la madre Fede Alfieri, di 51 anni, maestra elementare in pensione, nell’abitazione di famiglia in via Sicilia numero 4, nel quartiere San Bernardo. I cadaveri verranno scoperti 25 giorni dopo.

Nascosti i corpi senza vita in garage, il figlio più piccolo della coppia sosterrà che i genitori fossero partiti per un viaggio in Tailandia, convincendo anche il fratello maggiore Claudio, di 27 anni, impiegato nella Banca popolare di Lodi, sposato e residente nella villetta accanto.  Ciò nonostante Ennio e Fede non avessero fatto una vacanza negli ultimi vent’anni e fossero poco propensi ad allontanarsi dalla loro dimora. Alla base del duplice omicidio c’erano i continui dissapori di Mauro con i genitori, piuttosto rigidi nei suoi confronti, ed i frequenti litigi per problemi scolastici, come confesserà lo stesso assassino.

La scelta di imbracciare l’arma paterna era dettata dal non voler più sentire ramanzine e dal non voler essere picchiato. Provvedeva a tutto da solo, compreso l’avvolgere i corpi nelle coperte, come mummie. L’anno precedente, 1989, Mauro aveva frequentato i corsi serali scolastici perché di giorno lavorava nel negozio di parrucchiere, “Pinuccio”, in via Legnano, e questo aveva acuito i dissapori domestici, soprattutto con la madre. Per sviare i sospetti, prima del ritrovamento dei corpi, Mauro aveva fatto da baby-sitter al nipotino Stefano. Il sicario in erba verrà ritenuto incapace d’intendere e di volere e per questo assolto (nella foto, particolare, dal quotidiano milanese “Corriere della Sera”, del 14 dicembre 1990) il 13 dicembre di quel 1990. Ma, per 3 anni, dovrà rimanere in una comunità di recupero prima di poter tornare ad una vita “normale”.