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18 MARZO

Oggi, ma nel 1944, a Napoli, si verificava l’ultima eruzione del Vesuvio. Le forze armate americane, di stanza nella città partenopea per via del secondo conflitto mondiale in corso, filmavano, anche dall’aereo, per la prima volta, il vulcano in attività. La fase eruttiva (nella foto, particolare, B-25 del 447° squadrone del 321° gruppo bombardieri Usa mentre volavano sul Vesuvio, alto 1281 metri, nel tragitto per andare a scaricare il loro carico di bombe) terminerà il 24 marzo successivo.

Si conteranno 26 vittime, per lo più a San Sebastiano al Vesuvio, a causa della pioggia di detriti e dei crolli di alcune abitazioni. In sette giorni di lava, fumo, lapilli e cenere, il Vesuvio distruggerà i centri abitati di San Sebastiano e di Massa di Somma, causando l’evacuazione di 12mila persone, che verranno spostate a Portici. La nube eruttiva raggiungerà l’altezza, in colonna, di 6 chilometri. Il materiale sputato dal vulcano ammonterà a 245 milioni di metri cubi.

La popolazione potenzialmente a rischio verrà calcolata in 349mila residenti. Le colate arriveranno fino a Cercola. Fondamentali si riveleranno, per consentire di studiare il fenomeno eruttivo, le annotazioni effettuate dal geofisico Giuseppe Imbò, professore di fisica terrestre dell’università di Napoli e, dal 1936, direttore dell'Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, centro di analisi situato a quota 608 metri sul livello del mare, sul fianco orientale del vulcano.

Dall’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il 10 giugno 1940, il Vesuvio era stato oggetto di ripetuti e studiati lanci di ordigni esplosivi dal cielo. Per questo motivo le sue pendici erano divenute piene di grandi buchi e di bombe inesplose. Tra le teorie che si diffusero vi figurava anche quella secondo la quale l’eruzione sarebbe stata attivata proprio dalle deflagrazioni, per trasformare, in qualche modo, i 450 metri di diametro del cratere in arma che avrebbe dato non poco filo da torcere alle forze armate stanziate a ridosso del suo cono.

L’eruzione del 18-24 marzo 1944 concluderà anche il ciclo plurisecolare, verosimilmente iniziato nel 79 dopo Cristo, di attività del Vesuvio facendolo passare in stato di quiescenza.