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19 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1988, a Roma, nella discarica abusiva di via Giuseppe Belluzzo, nel quartiere Portuense, veniva rinvenuto il corpo carbonizzato e mutilato di Giancarlo Ricci, ex pugile dilettante, rapinatore e spacciatore di cocaina, seviziato e ucciso con particolare efferatezza, da Pietro De Negri, tosacani, il “Canaro della Magliana”. Quest’ultimo verrà arrestato, il 21 febbraio successivo, e confesserà l’omicidio senza mostrare alcun pentimento.

De Negri, originario di Calasetta, nel Sud Sardegna, di 32 anni, aveva agito spinto dall’esasperazione per gli innumerevoli ricatti e le molteplici vessazioni, sia fisiche che mentali, rivoltegli dalla vittima. Quest’ultima, romana, di 27 anni, detta “Er puggile”, imponeva sovrapprezzi per il pagamento della droga che consegnava a De Negri, consumatore abituale, ma anche rivenditore, lo minacciava e lo picchiava regolarmente.

Per vendetta, l’assassino aveva attirato Ricci nella bottega, al civico 253 di via della Magliana (nella foto, particolare, l’esterno con l’insegna, preso d’assalto da agenti delle forze dell’ordine, giornalisti e curiosi, dopo la scoperta del fatto di sangue), con una scusa. Poi, dopo averlo immobilizzato, gli aveva tolto la vita e aveva infierito sul cadavere. Almeno stando a quelli che saranno i rilievi autoptici, che saranno effettuati da Giovanni Arcudi.

Anche se dal racconto, messo nero su bianco nel memoriale scritto a Regina Coeli, del De Negri, la vicenda risulterà assai più cruenta. Tra l’altro l’assassino aveva agito dopo aver assunto stupefacenti. Uscirà di prigione il 12 maggio 1989, ma la settimana successiva sarà internato nella struttura psichiatrica di Montelupo Fiorentino. Sarà scarcerato il 27 ottobre 2005. Tutta la vicenda desterà enorme scalpore mediatico. Verrà raccontata anche sul grande schermo nella pellicola intitolata “Dogman”, del regista Matteo Garrone, del 2018. Benché girata con personaggi aventi nomi differenti da quelli reali e ambientata nel 2017.