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2 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1851, a Parigi, Luigi Napoleone Bonaparte, presidente della seconda Repubblica francese, effettuava il colpo di Stato che porrà fine all’esperienza repubblicana e lo vedrà proclamarsi imperatore dei francesi come Napoleone III. Il trapasso avverrà non senza la repressione militare della resistenza al golpe da parte dei repubblicani e dei democratici (nella foto, particolare, la mobilitazione della Guardia nazionale in vista del putsch del 2 dicembre 1851, dipinto olio su tela, di autore anonimo. Al centro, con abito nero e cilindro, Luigi Napoleone).

Si conteranno, complessivamente, 10mila vittime e 26mila arresti, molti dei quali verranno trasformati in deportazioni nei territori transalpini d’oltremare. Il cambiamento di assetto statuale oltralpe comporterà ripercussioni importanti anche nel Belpaese, come sottolineerà il filosofo e giurista milanese Giuseppe Ferrari, allievo di Victor Cousin, caposcuola dell’Eclettismo. Ferrari era nella capitale francese allo scoppio dei tumulti conseguenti alla presa di potere violenta del nipote del “Grande corso”, e, ricercato come repubblicano, si salverà rifugiandosi a Bruxelles per sfuggire alle retate della Guardia nazionale. Nel 1852 darà alle stampe, con Capolago tipografia elvetica, il volumetto “L’Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851”, nel quale, sostanzialmente, criticherà l’intento di Napoleone III di arrogarsi il compito di liberare la Penisola dalla presenza austriaca.

Addurrà il fatto che le truppe asburgiche saranno dislocate solo limitatamente nel nord, tra il Po e il Ticino. L’Italia, insomma, non sarà, secondo Ferrari, sotto scacco come la Polonia. Con gli accordi di Plombieres, del 21 luglio 1858, che saranno stipulati da Napoleone III con il primo ministro del Piemonte, Camillo Benso conte di Cavour, verranno poste le basi per lo scoppio della seconda guerra d’indipendenza italiana. Neanche l’essere scampato all’attentato, del 14 gennaio 1858, a Parigi, da parte del mazziniano Felice Orsini -già l’anarchico lucano Giovanni Passannante, futuro attentatore del sovrano sabaudo Umberto I, a Napoli, il 17 novembre 1878, aveva ideato di porre fine alla vita del despota francese- farà abbandonare a “Napoleone il Piccolo”, il proposito di sfruttare il minuto esercito del regno di Sardegna contro Vienna.