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20 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1798, a Roma, nel Palazzo apostolico, Papa Pio VI veniva arrestato dalle truppe francesi, guidate dal generale Louis-Alexandre Berthier, che avevano invaso la Città eterna il 10 febbraio precedente. Il 15 il pontefice era stato dichiarato decaduto nel suo potere temporale, spogliato dei suoi beni, ed era stata proclamata la Repubblica romana, con Francesco Riganti, quale forma sorella di quella parigina.

Originario di Cesena, di 81 anni, minato nella mobilità a causa dell’età -morirà il 29 agosto 1799, a Valence-sur-Rhône, in cattività- sarebbe dovuto essere, nelle intenzioni dei suoi carcerieri, l’ultimo successore di San Pietro. Verrà condotto in esilio prima a Siena, nel granducato di Toscana, da Ferdinando III, quindi alla Certosa di San Casciano, quindi a Bologna, a Parma, e a Torino. Dalla città sabauda arriverà a Briançon il 30 aprile di quel 1798, dopo essere transitato attraverso le Alpi, per il Passo del Moncenisio (nella foto, particolare, Sua santità trasportato in lettiga, come un prigioniero, da militari napoleonici). Il 14 luglio sarà a Valence, nel Delfinato. Diretto a Digione, non arriverà mai nell’ultima destinazione.

Il periodo di sede vacante sarà particolarmente pesante per la Chiesa cattolica, attaccata nella sua sacralità. Tutta la secolarità verrà scossa dalla deportazione del Santo padre. Quest’ultimo verrà sbeffeggiato anche dopo il decesso. Il 29 gennaio 1800 sarà interrato nel cimitero civico, dopo essere rimasto insepolto per cinque mesi, come un abitante qualsiasi. Sulla sua cassa verrà riportata la dicitura “cittadino Giannangelo Braschi, in arte Papa”. Il corpo verrà riesumato, il 24 dicembre 1801, su richiesta del successore Pio VII, e raggiungerà l’Urbe il 17 febbraio di quell’anno, quando, dopo il funerale in forma solenne, i resti saranno inumati nella basilica di San Pietro. Nel 1949, il 29 agosto, per volere di Pio XI, le ossa verranno spostate nella cappella della Madonna di San Pietro nelle Grotte vaticane.