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21 FEBBRAIO

Oggi, ma nel 1973, a Napoli, durante il corteo di protesta contro la legge sul fermo di Polizia, e contro l’uccisione di Roberto Franceschi, avvenuto a Milano il 23 gennaio precedente negli scontri tra forze dell’ordine e studenti dell’università commerciale Luigi Bocconi, Vincenzo Caporale, militante di estrema sinistra e al primo anno di Medicina, veniva centrato alla testa dal candelotto fumogeno sparato da uno degli agenti di Polizia.

Contrariamente a quanto diverrà vulgata popolare, l’episodio di piazza Giacomo Matteotti non costava la vita a Caporale. Tantomeno riceveva il colpo di grazia una volta finito a terra. Per la precisione, dopo essere stato colpito con il calcio di un moschetto d’ordinanza, riportava lo sfondamento della base cranica e la rottura della dura madre, ematoma extradurale, contusione e lacerazione del cervelletto e del tronco encefalico.

Ma il militante della Federazione giovanile comunista veniva trascinato dentro l’androne di un palazzo e trasportato in nosocomio da un ignoto salvatore. Verrà poi trasferito a Milano e operato d’urgenza  all’ospedale Maggiore e così i suoi nome e cognome non si aggiungeranno alla lista dei ragazzi deceduti durante i tafferugli con i tutori della legge. Vivrà con 24 centimetri quadrati di cranio in meno, riuscirà a laurearsi e diverrà medico. Quel 21 febbraio 1973 la manifestazione, partita da piazza Giuseppe Garibaldi, aveva riunito 15mila persone, inclusi una rappresentanza di metalmeccanici. Benché non fosse previsto alcun comizio finale, ma solo la lettura pubblica della lettera scritta da Mario Capanna, già leader del movimento giovanile del sessantotto, nonché futuro segretario nazionale di Democrazia proletaria, dal 1984 al 1987.

Negli scontri riportava ferite anche Vincenzo Biancolillo, di 24 anni (nella foto, particolare, accanto a Caporale, nell’articolo riportato dal quotidiano milanese “Corriere della Sera”, il giorno successivo ai disordini, 22 febbraio). Caporale, l’1 maggio successivo, chiederà 100 milioni di lire di risarcimento: citando in giudizio lo Stato.