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21 GENNAIO

Oggi, ma nel 1998, all’Havana, cominciava il viaggio apostolico a Cuba di Papa Giovanni Paolo II, realizzando la prima grande manifestazione cattolica sull’isola dalla rivoluzione del 26 luglio 1953, evento cominciato con l’assalto alla caserma Guillermo Moncada di Santiago da parte del gruppo M 26-7, capeggiato dai fratelli Fidel e Raul Castro, per rovesciare il dittatore Fulgencio Batista. La trasferta del pontefice polacco Karol Wojtyla, che terminerà il 26 gennaio successivo, prevedeva, tra l’altro, l’incontro con i giovani studenti universitari, nella capitale, il 23, quello con gli ammalati, il 24, quello con la comunità cristiana, il 25.

Il messaggio di speranza di fondo rivolto dal successore di San Pietro al “Lìder maximo” (nella foto particolare, insieme all’aeroporto de l’Havana, guardando l’orologio come a sottolineare lo storico momento) era che Cuba fosse capace di aprirsi al mondo. Una sorta di “rivoluzione dell’amore” che come fatto pratico avesse anche la riduzione dell’embargo da parte dell’America. Il Comandante avrà modo di stringere la mano anche a Benedetto XVI, il 28 marzo 2012, e a Francesco, il 20 settembre 2015, in entrambi i casi all’Havana, prima della morte, che avverrà il 25 novembre 2016, sempre nella capitale.

Fidel Castro era stato in Vaticano, il 14 novembre 1996, essendo a Roma per partecipare all’incontro mondiale sull’alimentazione, organizzato dalla Fao, il fondo sul cibo e l’agricoltura delle Nazioni unite, e si era recato ad incontrare il capo della Chiesa. Dopo la sortita di Giovanni Paolo II a Cuba, con la richiesta al capo comunista di concedere alla Chiesa la possibilità di svolgere la propria missione a Cuba, Fidel ristabilirà il Natale quale festa civile.