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21 settembre

Oggi, ma nel 1986, a Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, davanti al bar Albanese (nella foto), nella centrale via Roma, il gruppo di fuoco locale di Cosa nostra, capeggiato da Pasquale Salemi, Luigi Putrone e Sergio Vecchia, uccidevano, a colpi di kalashnikov, gli esponenti della rivale Stidda Giuseppe e Luigi Grassonelli, i loro guardaspalle Giovanni Malia e Salvatore Tuttolomondo, più due innocenti che erano nel ristoro per mangiare un gelato: Antonio Morreale e Filippo Gebbia.

L'agguato era stato organizzato nel buio, sparando tra la folla, approfittando del black-out provocato dal quattordicenne Gerlandino Messina. I responsabili materiali dell'attacco verranno arrestati, ma sconteranno ben poco in carcere.

Già il 14 giugno, sempre in via Roma, e il 7 settembre in via Francesco Crispi, sempre a Porto Empedocle, erano stati tentati i regolamenti di conti nei confronti della famiglia Grassonelli, ma erano falliti.

La vendetta dei sostenitori dei Grassonelli arriverà nella cosiddetta seconda strage di Porto Empedocle, il 4 luglio 1990, sulla strada statale 115. Tutta la vicenda verrà raccontata dall'ergastolano del penitenziario di Sulmona Giuseppe Grassonelli - benché ferito ad un piede sopravvissuto alla mattanza del 21 settembre '86 nella quale vennero accoppati il nonno, dal quale aveva ereditato il nome, e lo zio Gigi -, insieme al giornalista Carmelo Sardo, nel libro "Malerba", pubblicato nel 2014 da Mondadori.

Il volume avrà anche una omonima trasposizione cinematografica, come docufilm, per la regia di Toni Trupia e con la supervisione di Sardo, che uscirà nelle sale italiane l'1 settembre 2016. La pellicola riceverà la menzione speciale, come miglior documentario, nell'edizione 2017 dei Nastri d'argento.