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23 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1968, a Bologna, nella galleria de’ Foscherari si concludeva la prima mostra di “acquerelli” del pittore bolognese Giorgio Morandi, curata da Jean Leymarie, allestita con il contributo delle sorelle dell’artista Maria Teresa, Anna e Dina. L’allestimento, inaugurato il 26 ottobre precedente, metteva a disposizione dei visitatori, nello spazio di via Pier Gabriele Goidanich, 75 cartoncini acquerellati, prodotti dal 1915 al 1963, molti dei quali inediti (nella foto, particolare l’invito al vernissage con una delle opere in mostra che era immortalata anche come copertina del catalogo). Contestualmente Leymarie, storico dell’arte francese di lungo corso, classe 1919, proprio da quel 1968 direttore del Museo nazionale d’arte moderna “Centre Pompidou” di Parigi, si occupava anche del catalogo, intitolato “Acquarelli di Morandi”, pubblicato dalle edizioni de’ Foscherari, in quello stesso ’68, con le 75 riproduzioni, in bianco e nero e a colori, dei lavori proposti al pubblico.

L’evento aveva notevole risonanza in tutto il Belpaese. Morandi, del 1890, morto, sempre nella città felsinea, il 18 giugno 1964, era stato anche incisore. Anzi, era ritenuto, in quel segmento artistico, tra i migliori al mondo del ‘900. Eclettico delle nature morte, che immortalava solo ed esclusivamente nella sua stanza all’interno dell’abitazione di famiglia di via Fondazza -poi museo-, salvo gli ultimi quattro anni della sua vita, durante i quali aveva avuto uno studiolo anche nella casa estiva di Grizzana, poi Grizzana-Morandi dal 1985, sempre nel bolognese.

L’autore aveva posto gran rilievo alle opere dipinte ad acqua, ma data la minore importanza rispetto alle tele, soprattutto dopo il suo decesso, quei piccoli capolavori erano rimasti in ombra. Morandi, come aveva scritto Leymarie nella presentazione della mostra, aveva iniziato presto con gli “acquarelli”, ma poi vi si era dedicato soprattutto negli ultimi anni della sua esistenza. E spesso erano stati basi preparatorie per dipinti ed acqueforti, pertanto risultavano preziosi per comprendere i processi creativi.