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24 LUGLIO

Oggi, ma nel 1906, a Tirano, in provincia di Sondrio, nella caserma “Luigi Torelli”, del 5° reggimento Alpini del battaglione Morbegno, veniva formato, in fase sperimentale, il plotone “grigio”, composto da 40 elementi, poiché i soldati con le tradizionali uniformi colorate erano divenuti bersagli troppo facili da centrare.

I 40 in grigio ocra erano al comando del tenente Tullio Marchetti di Bolbeno in Giudicarie, futuro agente segreto tricolore. Nello stesso giorno avveniva anche la prima sfilata in piazza Giovanni Battista Marinoni.

L’idea era di Luigi Brioschi, presidente della sezione milanese del Club alpino italiano, i cui modelli con varianti tra il grigio ed il verde, avevano passato i test di minore visibilità al tiro. I risultati, dalla distanza di fuoco di 620 metri, erano stati di 3 centri sulla nuova uniforme contro i 28 su quella ancora in dotazione regolamentare.

Andando ancora a ritroso, i primi tentativi avevano dato una percentuale di 1 a 8 a favore della nuova soluzione di abbigliamento rispetto alla vecchia. Come riportato nella pubblicazione, del 1907, di Ottone Brentari, intitolata “Il plotone grigio” (nella foto, particolare, la copertina con Brioschi intento a mostrare le differenze cromatiche tra la divisa sperimentale, a sinistra, e quella classica, a destra, su due manichini), che uscirà per i tipi della casa editrice Paravia di Torino. Poi era arrivata l’ordinanza del ministro della guerra del terzo governo Giolitti, il torinese Severino Casana, il primo destinato in quel dicastero che non provenisse dai ranghi militari.

Il commendator Brioschi aveva lanciato la sua idea nel settembre 1905, in occasione del 36° congresso del Cai. Poi aveva parlato con il tenente colonnello Donato Etna, comandante del Morbegno, che, dopo aver visto delle dimostrazioni con esito positivo, aveva coinvolto il suo superiore, il colonnello Francesco Stazza, alla testa del reggimento, che aveva autorizzato il proseguimento degli esperimenti. Quindi Brioschi aveva proposto di vestire, a proprie spese, per non gravare sull’Erario, l’intero plotone di Alpini.

I militari in questione avevano avuto in dotazione anche il cappello floscio, a tesa larga, senza nappina né la caratteristica penna nera, realizzato sulla falsariga di quello scelto dai soldati statunitensi per le campagne di Cuba e delle Filippine.

Ma il copricapo così non piaceva e gli studi proseguiranno fino a quando non nascerà il cappello degli alpini “alla montanara”, con ritorno della penna nera, destinato a diventare iconico. Invece dei pantaloni lunghi gli uomini del plotone grigio avevano braghette corte con le fasce gambali a coprire i polpacci. Al posto della vistosa mantella avevano il poncho alla sudamericana.

Abbigliati così gli Alpini del plotone grigio risultavano invisibili, dall’ipotetico nemico, da 400 metri di distanza, sia se posti su fondo roccioso sia se schierati su quello erboso. La divisa verrà adottata ufficialmente il 20 maggio 1910 e avrà il battesimo del fuoco nella guerra di Libia del 29 settembre 1911.