TODAY

25 GENNAIO

Oggi, ma nel 1992, a Roma, veniva approvato, dal Consiglio dei ministri, del VII governo guidato dal democristiano Giulio Andreotti, il decreto legge numero 74 del 25 gennaio 1992 contro la pubblicità ingannevole ed era il primo provvedimento concreto a tutela dei consumatori del Belpaese. Il passo successivo sarà il decreto legislativo del 2 agosto 2007 numero 145, del II governo presieduto da Romano Prodi.

Per pubblicità ingannevole era intesa qualsiasi forma di promozione, la réclame, attraverso un messaggio falsato, una qualità distorta, una comparazione inadeguata, la presenza di proprietà forvianti. Anche le immagini, sia fotografiche che video, attraverso una presentazione falsata, colori non corrispondenti o quantitativi non veritieri, rappresentavano un tentativo truffaldino di indurre all’acquisto del prodotto o del servizio. Negli anni in Italia si era assistito ad un fiorire di locandine, inserzioni o spot volti a spingere commercialmente un bene, assolutamente non ricalcanti la verità.

Tra i casi emblematici, anche legati ad ignoranza scientifica, vi era stato quello del burro, che in quanto grasso, andasse consumato in quantità importante poiché favoriva lo scivolamento del sangue nelle arterie (nella foto, particolare, il cartellone “promo”). Ancora era stato il caso della crema spalmabile al cacao e nocciole Kinder, addizionata con vitamine che, in quanto tale, potesse essere, verosimilmente, maggiormente accordata dalle mamme ai figli. Era poi stata la volta della birra Moretti, bevanda della quale la locandina specificava come fosse nutriente comparando mezzo litro di “bionda” quale equivalente di 385 grammi di latte o di 52 di burro o di 3 uova o di 284 grammi di patate o di 470 grammi di mele o 105 di pane.

Ma i casi non si erano verificati soltanto nei prodotti alimentari ma anche nelle altre tipologie, come in quei manifesti che pur promuovendo quei prodotti che nulla avessero a che fare con prestazioni sessuali femminili, inglobavano immagini esplicite di donne, in atteggiamento sexy, con scritte inequivocabili come “te la do gratis” o “te la do gratis la patata” trattandosi di una pubblicità di polli allo spiedo. Alcuni slogan erano stati importati, come per le sigarette Camel ed evidenziavano come molti medici fumassero quelle “cicche”, preferendole ad altre, poiché ritenute, meno se non addirittura per niente, dannose per la salute.