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26 gennaio

Oggi, ma nel 1994, da Arcore, in provincia di Monza e Brianza, Silvio Berlusconi, di 58 anni, annunciava la sua “discesa in campo”, ovvero l’ingresso in politica, attraverso il messaggio video, preregistrato, da 9 minuti e 24 secondi di durata, trasmesso dal Tg 4 diretto da Emilio Fede, mandato in onda alle 17.30, raggiungendo 26 milioni di telespettatori. Il 16 gennaio precedente, a Roma, il presidente della Repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro, aveva sciolto anticipatamente le camere decretando, di fatto, la fine della Prima Repubblica. Conseguentemente l’inizio della Seconda Repubblica verrà fatto coincidere proprio con l’impegno personale del Cavaliere. Quest’ultimo, con Forza Italia, partito fondato ufficialmente il 18 gennaio precedente con orientamento centro-destra, vincerà le elezioni politiche del 27 e 28 marzo successivo.

Tra le motivazioni che spingevano il facoltoso imprenditore milanese delle emittenti private (nella foto, particolare, proprio durante lo spot del 26 gennaio ’94) c’era la necessità di scongiurare o quantomeno di ostacolare la paventata ascesa al comando del Belpaese della “sinistra”, che, nell’ottica progressista, voleva ridimensionare sensibilmente il potere mediatico berlusconiano, giustificando tale mossa come più equa ripartizione degli spazi catodici.

Alla base della mossa del futuro premier vi erano anche ambizioni personali, motivazioni di rivalsa craxiana e interessi pratici, sia economici che giudiziari, ulteriori a quelli di Canale 5, Italia 1, Rete 4. Il 20 luglio di quel 1994, a Montecitorio, con un terzo dei deputati volutamente assenti, la giunta delle elezioni della Camera deciderà di rigettare il ricorso, presentato dal gruppo dei Verdi, contro la convalida di Berlusconi quale presidente del Consiglio dei ministri, facendo leva sull’articolo 10 del decreto del presidente della Repubblica numero 361 del 1957, secondo il quale, in estrema sintesi, non potesse essere eleggibile chi risultasse vincolato con lo Stato per concessioni o autorizzazioni amministrative di notevole entità economica. Tutta la vicenda verrà raccontata, tra l’altro, nelle 272 pagine del volume scritto da Antonio Gibelli, intitolato proprio “26 gennaio 1994”, che sarà edito da Laterza, di Bari, Roma, nel 2018.