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27 Marzo

Oggi, ma nel 1814, a Città Sant'Angelo, approfittando della domenica di passione che precedeva di 15 giorni la Pasqua, scoppiava l'insurrezione della Carboneria contro il regno di Napoli di Gioacchino Murat. A guidare la rivolta l'angolano Michelangelo Castagna (nella foto), classe 1783, medico e gran maestro carbonaro, insieme ai concittadini Filippo La Noce, altro medico, 31, e Domenico D'Andreamatteo detto Marulli, sacerdote, di 28. Con loro anche Bernardo De Michaelis, 25, di Penne. Tutti affiliati alla "vendita" della società segreta di Città Sant'Angelo. La sommossa era stata organizzata dopo il fallimento, per una soffiata di un ignoto traditore al comando della piazzaforte di Pescara, di quella pescarese del 25 marzo precedente: giorno dell'onomastico della regina Annunziata Carolina Bonaparte, sorella di Napoleone, moglie di Murat. Il tentativo angolano, pur riuscito con tanto di bandiera di San Teobaldo a strisce orizzontali rosso-nero-celeste simboleggianti fede-speranza-carità issata sulla torre dell'orologio, verrà represso e poco durerà l'interregno. Il 10 aprile successivo, infatti, arriverà l'esercito inviato da Murat con il generale Florestano Pepe alla testa di 5mila soldati, tanti quanti gli abitanti angolani, armati di cannoni. Pepe, fingendo un atteggiamento benevolo e lasciando credere di essere più intenzionato a sedare il focolaio della rivolta che a scovare i veri capi del pronunciamento, arresterà Marulli, La Noce e pure De Michaelis il 15 maggio successivo. Castagna, anche lui tratto in fermo, riuscirà a fuggire e a riparare ad Atri: avrà salva la vita e dopo la restaurazione borbonica con Francesco I re diverrà anche parlamentare napoletano. Gli altri tre, invece, verranno fucilati a Penne, contro il muro della chiesa di Santo Spirito, il 17 luglio, e quindi decapitati. Le teste verranno appese a Città Sant'Angelo, come monito, in Porta Sant'Angelo.

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