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29 GENNAIO

Oggi, ma nel 1945, a Gavardo, in provincia di Brescia, alle 13.29, nel tentativo di annientare il ponte sul fiume Chiese, quale collegamento strategico, venivano sganciate 8 bombe dai cacciabombardieri Thunderbolt statunitensi, decollati dalla base di Grosseto, che avrebbero dovuto impedire il passaggio delle truppe tedesche e dei fascisti repubblichini, ma per errore di acquisizione del bersaglio, gli ordigni da 500 libbre ciascuno, cadevano da 350 metri d’altezza sulle case del centro cittadino. Nell’esplosione, tra deflagrazione e crolli, morivano 52 civili.

Tra le vittime, perlopiù radunate per il pranzo, vi erano anche donne e bambini e quattro sacerdoti. Questi ultimi erano riuniti per la celebrazione del triduo devozionale. La memoria dell’accaduto verrà tramandata anche grazie alle preziose testimonianze di due sopravvissuti, Antonio Abastanotti e Luigi Orlini, rispettivamente di 16 e 14 anni al momento dello sciagurato avvenimento.

Quella di Gavardo, piccolo centro della Valle Sabbia, sarà la terza pioggia di congegni dinamitardi dal cielo più sanguinosa che si verificherà nel bresciano nel contesto dello spezzone finale del secondo conflitto mondiale. Gli altri due casi, infatti saranno quelli del 14 febbraio e del 13 luglio 1944, proprio sul capoluogo di provincia. I danni dell’attacco su Gavardo saranno ingenti, gli edifici buttati a terra risulteranno un centinaio (nella foto, particolare, uno scorcio durante la prima fase dei soccorsi), le famiglie rimaste senza un tetto sulla testa si paleseranno numerose. Il passaggio tra una sponda e l’altra del Chiese, invece, rimarrà intatto. Tra l’altro per la ricostruzione delle piazze Guglielmo Marconi e Dè Medici serviranno vent’anni.

La lapide commemorativa che verrà apposta, dall’amministrazione municipale, il 22 settembre 1968, sulla facciata dell’ospedale “La Memoria”, onorerà i caduti. Tutta la vicenda verrà raccontata nel volume scritto da Marcello Zane, intitolato “L’incursione aerea di Gavardo. 29 gennaio 1945”, pubblicato da LiberEdizioni, sempre di Gavardo, nel 2020.