#TODAY

29 Giugno

Oggi, ma nel 1982, a Termini Imerese (Palermo), in piazza Sant'Antonio, il boss mafioso Leoluca Bagarella faceva uccidere il poliziotto Antonino Burrafato (nella foto), vicebrigadiere originario di Nicosia in servizio nell'ufficio matricola del vicino penitenziario dei Cavallacci. L'omicidio nasceva per un regolamento di conti: Burrafato, classe 1933, che il 26 giugno 2006 verrà insignito della medaglia d'oro al valor civile, aveva di fatto impedito a Bagarella, in transito nel carcere prima di tornare a Palermo, di tornare a fare visita al padre morente, poi di partecipare al funerale nel capoluogo siciliano, perché gli aveva notificato una ordinanza di custodia cautelare in prigione. Ne era scaturito un diverbio e il poliziotto aveva spiegato di voler essere ligio alla legge e rispettare gli ordini superiori che gli erano stati impartiti. Il boss, a sua volta, giurò che si sarebbe vendicato. La notizia dell'agguato mortale passò in sordina perché venne fagocitata da quella, più popolare e gioiosa, della vittoria (2-1) della nazionale italiana contro l'Argentina, ai mondiali di calcio dell'82 in Spagna. Gli azzurri poi si aggiudicheranno il titolo di campioni del mondo. Magistratura e forze dell'ordine brancoleranno nel buio, dal 1982 fino al 1996, quando uno dei componenti del gruppo di fuoco di quel 29 giugno, Salvatore Cucuzza, nel frattempo divenuto pentito, rivelerà i nomi degli esecutori materiali e del mandante del delitto. Si trattava di Pino Greco, Giuseppe Lucchese, Antonio Marchese e appunto Cucuzza (la cui posizione processuale verrà stralciata). Saranno condannati all'ergastolo, con sentenza definitiva, solo Bagarella e Marchese.

@RIPRODUZIONE RISERVATA