L'articolo sulla morte di Sommadossi pubblicato sul quotidiano "Trentino" il 4 aprile 1990

TODAY

3 aprile

Oggi, ma nel 1990, a Borgo Valsugana, in provincia di Trento, accanto alla colonia hotel Val Paradiso, A.R., di 16 anni, uccideva il tassista Tullio Sommadossi, di Ranzo, frazione di Vezzano, sempre in quel di Trento, di 47 anni, nella sua macchina di servizio, contrassegnata dal numero 8 della cooperativa dei tassisti trentini, sorta nel 1981, con un colpo di pistola calibro 7,65, sparato a bruciapelo (nella foto, particolare della notizia della morte di Sommadossi, sul quotidiano Trentino, del 4 aprile 1990).

Il giovane killer, che era anche l'ideatore della tentata rapina a Sommadossi, aveva proposto l'azione ai suoi compagni di bravate per vincere la noia invece di stare a trascorrere il tempo al pub. L'arma utilizzata era una delle due pistole di sua proprietà. Dietro la Mercedes con l'insegna del taxi seguivano su una Fiat Regata Antonio Conci, di 20 anni, che era alla guida, e Paolo Turco, di 19 anni, entrambi militari in licenza. Verranno condannati a 4 anni e 4 mesi per concorso in omicidio.

Quando Sommadossi, a fine corsa, si era sentito chiedere soldi, invece di riceverli per il suo servizio di trasporto da Trento a Sella, località turistica di Borgo Valsugana, aveva reagito, la vettura era andata a schiantarsi contro un muro ed era partito per errore il colpo che era in canna alla pistola. L'omicidio, nella sua insensatezza, balzava agli onori della cronaca nera non solo locale, data proprio l'inspiegabilità del gesto, in una zona, di montagna, della provincia autonoma, ritenuta tranquilla. Ma il caso del tassista Sommadossi sarà lo spunto per alzare nuovamente una polemica a livello nazionale sui rischi corsi dagli autisti di taxi, prima dell'avvento delle tecnologie satellitari e dei telefoni cellulari.

Per riuscire a scoprire i colpevoli della tentata rapina inscenata più per gioco che per impossessarsi realmente del magro incasso della vittima, servirà tempo al procuratore della Repubblica Luigi Sorrentino. Poiché la vita del tassista - tra l'altro padre di tre figli, che lavorava per consentire loro di studiare - setacciata fin nei minimi dettagli, non presentava falle e non uscirà fuori subito il movente. A.R. verrà preso il 20 luglio successivo, ma, in quanto minorenne al compimento del delitto "per noia", di lui non si avranno più notizie.