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3 MAGGIO

Oggi, ma nel 1968, in tutta Italia, iniziava la scalata della classifica nazionale dei singoli il brano “Vengo anch’io. No, tu no”, del cantautore milanese Vincenzo “Enzo” Jannacci, di 32 anni. Il 45 giri, che aveva nel b-side “Giovanni telegrafista”, era stato pubblicato, all’inizio di febbraio 1967, per l’etichetta discografica Arc, di Ennio Melis, satellite della Rca di Nanni Ricordi. Testo e musica erano di Fiorenzo Fiorentini, Dario Fo, (nella foto, a destra, particolare, al trombone d’accompagnamento proprio con Jannacci, in un’esibizione) Aurelio “Cochi” Ponzoni, Renato Pozzetto e dello stesso Jannacci.

Il futuro tormentone era stato lanciato alla radio, della Rai, nella trasmissione “Per voi giovani”, da Renzo Arbore, raccomandato da Mimma Gaspari, responsabile dell’ufficio stampa della Rca. Ma la stessa major credeva poco nella traccia. Ad Arbore la trovata canora era piaciuta molto e il medico meneghino, più conosciuto come cabarettista, faceva il botto. La canzone raggiungerà il secondo posto in classifica, l’11 maggio, e vi rimarrà fino al 15 giugno.

Il 31 dicembre di quel 1968 chiuderà la hit-parade tricolore al 14° posto. “Vengo anch’io. No, tu no” diverrà la colonna sonora delle contestazioni sessantottine del Belpaese. Anche grazie alla partecipazione a “Canzonissima”, il 28 settembre successivo, al Teatro delle Vittorie di Roma. Dal 20 luglio al 7 settembre successivi sarà la sigla dell’omonimo varietà della televisione di Stato, sul Programma nazionale, condotto da Raffaele Pisu, con lo stesso Jannacci presente in studio. La regista cinematografica Lina Wertmuller si interesserà per utilizzare il “Vengo anch’io. No, tu no”, come titolo e quale spunto per la trasposizione in lungometraggio.