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30 luglio

Oggi, ma nel 2000, a Napoli, in contrada Romano, Giulio Giaccio, di 26 anni, operaio, estraneo al giro della criminalità organizzata, veniva ucciso, per errore, da Salvatore Cammarota e Carlo Nappi, sicari del clan camorristico Polverino, di Marano, scambiandolo per “Salvatore”, amante della sorella di Cammarota, che intratteneva una relazione sconveniente con la donna che era divorziata.

Dopo essere stato freddato, con un colpo di pistola alla nuca, il corpo senza vita veniva sciolto nell’acido e i denti venivano polverizzati a martellate, perché il solvente non era bastato. Per 22 anni la sorte di Giulio rimarrà un mistero e non mancheranno tentativi popolari di interessamento verso il cold case (nella foto, particolare, uno degli striscioni inneggianti alla scoperta della verità sulla fine del malcapitato).

Il 17 aprile 2023, i due assassini, che avevano agito travestiti da poliziotti, per poter rapire Giulio, a bordo di una Fiat Punto bordeaux, ammetteranno lo sbaglio di persona e offriranno alla famiglia Giaccio il risarcimento per la vita strappata. Nel dettaglio 30mila euro ciascuno in assegni circolari, più un appartamento con box auto sito a Marano, del valore di 120mila euro. Soldi e beni che rappresenteranno il massimo sforzo economico consentito ai malavitosi.

I genitori della vittima rifiuteranno l’offerta confidando nel corso della giustizia. Fondamentale per la risoluzione del giallo, sarà il contributo di Roberto Perrone, anche lui presente all’omicidio, con le sue rivelazioni. Cammarota e Nappi verranno arrestati, il 21 dicembre 2022, quando avranno rispettivamente 55 e 64 anni, già condannati per camorra in via definitiva. I dettagli sull’esecuzione di Giaccio verranno forniti da un altro collaboratore di giustizia, Biagio Di Lanno.