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5 DICEMBRE

Oggi, ma nel 1981, a Roma, alla stazione ferroviaria di Labaro, sulla via Flaminia, nel conflitto a fuoco con la Polizia stradale, veniva ucciso, con un colpo di pistola alla testa, Alessandro Alibrandi, detto “Alì Babà”, di 21 anni, esponente del gruppo eversivo d’ispirazione neofascista Nuclei armati rivoluzionari, figlio del giudice istruttore del tribunale capitolino Antonio Alibrandi. L’azione che causava la morte del terrorista, già militante del Fronte della gioventù, del Fronte universitario d’azione nazionale e del Movimento sociale italiano, si concretizzava con Walter Sordi, Pasquale Belsito e Ciro Lai.

Lo scopo era disarmare la pattuglia di poliziotti per impossessarsi di pistole, mitra e munizioni. Il trasporto di Alibrandi in ospedale sarà inutile. Due giorni dopo l’agguato spirerà anche uno dei tre agenti coinvolti nella gragnola di colpi, Ciro Capobianco, napoletano, di 21 anni, centrato ad un polmone, che verrà insignito della medaglia d’oro al valor civile alla memoria. Non mancherà l’ipotesi, fornita successivamente, dall’ex Nar Massimo Carminati, detto “Er Cecato”, nonché affiliato alla Banda della Magliana -nelle intercettazioni poste in atto durante l’indagine giudiziaria contro la collusione tra imprenditoria, politica e criminalità nell’Urbe, “Mafia capitale”, che il 2 dicembre 2014 porteranno all’arresto di 28 indagati- che a colpire alla nuca Alibrandi fosse stato fuoco amico.

Il decesso di Alibrandi, anch’egli legato a Franco Giuseppucci e Danilo Abbruciati, della Banda della Magliana, suscitava enorme scalpore mediatico: particolarmente per il ruolo ricoperto dal padre (nella foto, particolare, insieme al figlio, nello scatto proveniente dall’Archivio storico del quotidiano “L’Unità”). Nel 1977, sempre nella Città eterna, in viale delle Medaglie d’oro, Alibrandi sarebbe stato, verosimilmente, l’assassino del militante di Lotta Continua, Walter Rossi, di 20 anni, nella spedizione punitiva contro gli antifascisti eseguita insieme a Giuseppe Valerio “Giusva” Fioravanti. Il 10 dicembre successivo la Digos scoprirà il covo di Alibrandi, nella frazione montana Casamaina di Lucoli, in provincia dell’Aquila.  Lo aveva affittato, fino ad aprile prossimo, per un milione e mezzo di lire pagato in contanti, sotto falsa identità del tenente della Guardia di finanza Andrea Biamonti. Il mini appartamento, ai piedi degli impianti di risalita sciistici di Campo Felice, celava un arsenale, con divise militari, soldi e documenti contraffatti.