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5 NOVEMBRE

Oggi, ma nel 1965, a Torino, alla galleria Narciso, fondata da Amedeo Pinottini, il 30 aprile 1960, la mostra di Juan Del Prete, pittore, nato a Vasto, in provincia di Chieti, nel 1897, naturalizzato argentino nel 1929, esponente internazionale di spicco del Futucubismo. L’esposizione, inaugurata il 20 ottobre precedente, rientrava nel periodo italiano che l’artista aveva avviato due anni prima, nel 1963, con sue opere (nella foto, particolare, “Nocturno abstracto o Abstracción en azul y rojo”, del 1959, olio su tela, di centimetri 165,5x271, custodito nel Museo nacional de Bellas artes di Buenos Aires) a disposizione del pubblico, ad Albisola, nella galleria Pescetto, a Venezia, a Firenze, a Roma, nella galleria Numero.

Ancora, nel 1964, a Brescia, nella galleria A.A.B., a Verona, nella galleria Ferrari, nuovamente a Venezia, nella galleria del Cavallino, ancora a Roma, nella galleria Schneider. L’anno successivo, 1966, riceverà la medaglia d’oro alla Mostra regionale abruzzese dell’Aquila. La prima esperienza nel Belpaese risaliva al 1952, quando era stato invitato alla Biennale di Venezia. Poi, nel 1953, aveva portato suoi lavori, riguardanti sia l’astratto che il figurativo, a Genova, nella galleria Riotta, a Milano, nella galleria San Fedele, a Como, nella galleria del Corriere. Nel 1954, a Milano, nella galleria del Naviglio. Del Prete era immigrato a Buenos Aires nel 1909 e pur avendo frequentato per un lasso di tempo, non lungo, l’Accademia Perugino, della capitale argentina, e la Mutualidad de estudiantes de Bellas Artes di Buenos Aires, la sua formazione era stata prevalentemente da autodidatta. Poi si era perfezionato a Parigi, un po' come accadeva alla maggior parte dei dediti all’arte in quel torno di tempo.

Le sue influenze parigine erano state date dalla frequentazione di Hans Arp, Massimo Campigli, Joaquim Torres Garcia, Jean Hélion. Aveva contribuito al suo percorso creativo anche Eugenia Crenovich, del 1905, pittrice, disegnatrice, saggista, esponente di rilievo dell’arte astratta argentina, sposata nel 1937, che firmava le sue opere con lo pseudonimo di “Yente”. Del Prete riuscirà a conquistare una certa fama non solo in Argentina, nonostante la sua natura eclettica. Ovviamente l’Abruzzo tenderà a dimenticare questo suo talentuoso figlio fino all’operazione di recupero, intitolata “Juan Del Prete, libertà e sperimentazione”, che avverrà con l’allestimento che si terrà a Vasto, nei musei civici di Palazzo D’Avalos, dal 29 aprile al 31 dicembre 2017, con coordinamento scientifico di Silvia Bosco e di Sara Pizzi, che cureranno anche il catalogo, che sarà pubblicato dalla casa editrice vastese Il Torcoliere.