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8 GENNAIO

Oggi, ma nel 1799, nel Golfo di Napoli, il commodoro britannico Donald Campbell, vice dell’ammiraglio portoghese Domingos Xavier de Lima, VII marchese di Nisa, comandante in capo della squadra navale portoghese nel Mediterraneo, dava alle fiamme la flotta napoletana, al comando del conte Giuseppe de Thurn-de la Torre di Valsassina, per creare vantaggio tattico britannico nel mar Tirreno meridionale.

L’incendio, che terminerà il giorno successivo, 9 gennaio, provocava l’affondamento dei vascelli “Guiscardo”, “Partenope”, “Tancredi”, tutti e tre da 74 cannoni, “San Gioacchino”, da 64, la fregata “Pallade”, da 40, la corvetta “Flora”, da 24. Venivano inoltre bruciate 5 lance cannoniere e due bombardiere. La nave “Cerere”, infine, veniva depredata e abbandonata alla deriva in mare aperto. Avvolta da una coltre di fumo nero e denso spariva, di fatto, l’armata marittima costituita a Castellammare di Stabia nel 1783, su imprimatur del sovrano Ferdinando I a John Acton.

Per il popolo partenopeo era uno spettacolo sfavillante ed indecoroso. Il 17 maggio successivo, quando già ci sarà la Repubblica napoletana, il regno di Napoli sarà costretto ad affrontare la battaglia del canale di Procida (nella foto, particolare, nell’opera di Saverio Della Gatta, del 1800, “Vista dalla spiaggia di Miliscola”, conservata nel Museo nazionale di San Martino, a Napoli, nella Certosa). Soprattutto con le forze d’acqua portoghesi e britanniche. L’operazione di distruzione della flotta napoletana avveniva contro le disposizioni dell’ammiraglio britannico Horatio Nelson, futuro primo duca di Bronte, che aveva ordinato di procedere con il fuoco solo quale estrema eventualità nel caso le imbarcazioni potessero cadere in mano ai francesi. Il rogo dei legni, rientrante nella guerra della seconda coalizione anti transalpina, comportava le rimostranze del vicario generale del regno di Napoli, Francesco Pignatelli, principe di Strongoli, nei confronti di Nelson, che sarà costretto a scusarsi dell’accaduto direttamente con re Ferdinando IV di Borbone.

Nelson dovrà motivare quanto accaduto anche verso Acton, VII segretario di stato del regno di Napoli. Solo per volere della viennese regina consorte, Maria Carolina d’Asburgo-Lorena, verrà sospeso il provvedimento punitivo di deferimento alla corte marziale dei responsabili, a cominciare da Campbell, che ricopriva anche il ruolo di comandante del vascello “Alphonso de Albuquerque”.