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8 maggio

Oggi, ma nel 1968, in tutta Italia, Adriano Celentano lanciava “Azzurro”, nel 45 giri pubblicato dal Clan, etichetta discografica milanese del “Molleggiato”, che portava alla notorietà il giovane avvocato astigiano Paolo Conte, autore della musica, con testo di Vito Pallavicini. Insieme a “Nel blu, dipinto di blu”, di Domenico Modugno, del 1958, diverrà uno dei brani più popolari della musica leggera italiana, a livello internazionale. Anche la versione che intonerà Conte, nel 1985, nel primo live “Concerti”, sarà enormemente apprezzata. “Azzurro” (nella foto, particolare, la copertina del vinile), raggiungerà la vetta della classifica settimanale dei singoli del Belpaese, il 7 settembre successivo, e vi rimarrà per quattro settimane, fino al 28. Il 31 dicembre di quel 1968, “Azzurro” chiuderà in prima posizione la chart tricolore annuale, con alle spalle “La bambola”, di Patty Pravo, e “Applausi”, de I Camaleonti. “Azzurro” appariva nel panorama musicale italico, prima dell’autunno caldo della contestazione, non solo studentesca, con il caratteristico ritmo da marcetta, quando quel genere non lo azzardava nessun artista. Conte, classe 1937, polistrumentista, benché di preferenza pianista jazz, si era avvicinato al Clan due anni prima, nel 1966, quando il suo contratto con la Rca italiana era in scadenza. La prima traccia che aveva preparato per Celentano, come musica, era stata “Chi era lui”, con parole di Giulio Rapetti “Mogol” e di “Miky” Del Prete, nel ’66. La canzone era poi uscita come lato B de “Il ragazzo della via Gluck”, componimento autobiografico che rimarrà tra i più gettonati della produzione di Celentano.