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8 MARZO

Oggi, ma nel 1944, a Firenze, dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, su un treno composto da carri bestiame, partivano 330 lavoratori, tra i quali anche ebrei, residenti nel circondario, diretti al campo di concentramento nazista di Mauthausen, in Austria, dove arriveranno l’11 marzo successivo. La deportazione era la diretta conseguenza della repressione da parte delle forze nazifasciste, nei confronti degli scioperanti che si erano astenuti dal lavoro, con il sostegno del Comitato di liberazione nazionale, il 3 e il 4 marzo precedenti. Soprattutto a Torino e a Milano, città ospitanti i maggiori insediamenti industriali del Belpaese. Ma anche nel capoluogo toscano, per solidarietà, dove gli operai avevano incrociato le braccia nelle fabbriche, soprattutto nel settore meccanico. A ciò si erano poi aggiunte le astensioni nelle realtà tessili di Prato e nelle vetrerie di Empoli. Gli arresti delle maestranze erano stati effettuati dagli uomini in divisa della Guardia nazionale repubblicana e i malcapitati erano stati rinchiusi nel centro di raccolta delle Scuole leopoldine, adiacente allo scalo.

Sopravvivrà solo il 20 per cento dei trasportati coattivamente, con l’illusoria prospettiva di un lavoro “normale” e “remunerativo” in Germania, per il Reich (nella foto, particolare, manovalanza alle prese con i lavori forzati proprio a Mauthausen). Non mancavano casi di minori, come quello di Mario Piccioli, imprigionato e condotto oltre il Brennero solo per essere andato a chiedere notizie della madre che aveva partecipato alla protesta della cartiera Cini, ma poi era stata rilasciata. Tutta la vicenda verrà raccontata nel saggio, scritto da Camilla Brunelli e Gabriella Nocentini, intitolato “La deportazione politica dell’area di Firenze, Prato ed Empoli”, in “Il libro dei deportati”, a cura di Brunello Mantelli, volume II, “Deportati, deportatori, tempi, luoghi”, che sarà pubblicato dalla casa editrice milanese Mursia, nel 2010.