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9 OTTOBRE

Oggi, ma nel 1965, a Castrocaro Terme, in provincia di Forlì-Cesena, la diciannovenne Luciana Turina, la “Ella Fitzgerald italiana”, vinceva la selezione femminile della IX edizione del Festival delle voci nuove intonando “Come ti vorrei”, che veniva trasmessa anche sul piccolo schermo sull’emittente nazionale.

Nella kermesse, che era presentata da Mike Bongiorno e che era prodromica alla partecipazione degli esordienti al 16° Festival della canzone italiana di Sanremo, in programma dal 27 al 29 gennaio 1966, si classificava in prima posizione, insieme a Plinio Maggi, nel segmento maschile, che era in gara con “Se le mie parole non bastano”.

La Turina (nella foto, particolare, insieme a “Mr Volare” Modugno, al Festival di Sanremo 1966), originaria di Malavicina di Roverbella, in quel di Mantova, classe 1946, era la ragazza che, per la sua fisicità, aveva iniziato a cantare nei locali nascosta dietro un paravento fino a quando era stata rivalutata grazie alla sua voce calda, da “negra bianca”, come sostenevano gli addetti ai lavori, che aveva fatto accettare anche la sua bellezza non proprio corrispondente ai canoni del tempo.

Al Casinò sanremese porterà il pezzo “Dipendesse da me”, ma, a differenza di quanto creduto dai discografici, non riuscirà ad accedere alla fase conclusiva dell’evento, che sarà vinto dal già menzionato Domenico Modugno, in coppia con Gigliola Cinquetti, con il brano “Dio, come ti amo”. Serata finale che vedrà tra le nuove proposte giovani del calibro di Lucio Dalla, Orietta Berti, Wilma Goich e Sergio Endrigo, che saranno destinati a diventare big della canzone tricolore.

Nel 1972, per l’etichetta discografica Cinevox, la Turina pubblicherà quello che rimarrà il suo unico album, “Perché qualcuno un giorno mi ha dato la vita e… una voce”, che però avrà successo limitato contrariamente alle aspettative della produzione. Così la Turina, dal piglio esuberante ed ironico, avrà una carriera da caratterista cinematografica decisamente più gratificante di quella da cantautrice. Parteciperà a 34 pellicole d’autore, inclusi i film: “Serafino”, del 1969, di Pietro Germi; “Scherzi da prete”, del 1978, di Pier Francesco Pingitore; “La città delle donne”, del 1980, di Federico Fellini; “Vieni avanti cretino”, del 1982, girato da Luciano Salce; “FF.SS – Cioè: … che mi hai portato a fare sopra a Posillipo se non mi vuoi più bene?”, del 1983, con regia di Renzo Arbore.