A seminare strade si raccoglie ... traffico!

imageDi Giancarlo Odoardi, Presidente Pescarabici

PESCARA - Il "pendolo" è un tratto di strada urbana che collega la Tiburtina a Via Aterno, fino alla corrispondenza del Ponte delle Libertà. Quattro corsie, due per ogni senso di marcia, immerse tra palazzi di edilizia economica e popolare.
Un giorno, mentre era in costruzione, chiesi al capo cantiere di vedere il progetto. Mi presentò un variopinto "lenzuolo" progettuale e mi disse che quella sarebbe stata la strada più bella di Pescara, piena di verde, di una ricca illuminazione, di parcheggi. Perfino di una pista ciclabile.


Me la ricordo la inaugurazione del 2010, fatta alla presenza delle autorità, che rivendicavano la bontà dell'opera.
Opera che ha attraversato diversi mandati elettorali, così come oggi attraversa, come una fredda lama di coltello, il tessuto sociale di quei luoghi, abbandonati alla loro residualità urbanistica e al loro destino come sede di asse di transito veicolare.
Per "liberare" altre zone della città intasate dal traffico, qualcuno pensò o disse all'epoca. Già, magari collegandosi al "Ponte delle libertà", lì a due passi.
I residenti, affacciandosi alle finestre delle loro dimore, non possono che godere di questa fantastica opportunità che viene riservata agli automobilisti, per liberare altri cittadini dal traffico cittadino.
Ma non avete l'impressione che su questa strana formula di "libertà" una riflessione collettiva possa tornare utile?

E la pista ciclabile? Passo spesso da quelle parti in bicicletta. Dopo gli iniziali tentativi di utilizzare con orgoglio il tracciato riservato, realizzato in zona "residuale" a lato della strada vera, i continui saliscendi, le interruzioni, gli scalini, l'occupazione di auto, mi hanno fatto desistere, per cui non ci sono più andato, preferendo la strada, molto più comoda, ben asfaltata, senza soluzioni di continuità, fluida. Quasi quasi più sicura!
Quella pista ciclabile è sempre stata fantasma: mai segnalata, mai curata, mai usata. Qualche giorno fa, noto quello che si vede nelle foto: il fondo è ormai consumato, sono fuoriusciti i ferri della rete elettrosaldata, il calcestruzzo, non l'asfalto, viene addirittura eroso dagli eventi atmosferici.
La strada, così come pensata e realizzata, appartiene ad una logica progettuale che guarda al passato, la pista ciclabile sta lentamente scomparendo, dal presente. E per il futuro? Per adesso non pervenuto. Ma se si deve giudicare da quello che si vede nelle vicinanze (raccordo ponte libertà/asse attrezzato), se si seminano strade, non si può che raccogliere ... traffico.