Accademia dell'Immagine, caduta e rinascita

In questi giorni si parla molto dell’Accademia dell’Immagine e del suo futuro che, a oggi, appare molto nebuloso. L’Accademia è stata e potrebbe ancora essere un vanto per la città, un gioiello da esporre nelle migliori occasioni. Mi è capitato negli anni scorsi di vedere in prima persona il lavoro dell’Accademia quando i suoi giovani allievi guidati dai docenti realizzarono una preziosa docu-fiction sulla vicenda della strage nazista di Onna dell’11 giugno del 1944. Conosco Gabriele Lucci e Anna Maria Ximenes , due persone di grande spessore umano e intellettuale.
Che una struttura tanto prestigiosa vada salvata non c’è dubbio. E spero accada. Ma la salvezza dell’Accademia non potrà avvenire se non ci sarà un processo di trasparenza assoluta su quello che è accaduto negli anni immediatamente pre-sisma. A Lucci vorrei dire con affetto e amicizia che la sua giusta difesa del lavoro dell’Accademia mi è parsa a tratti un po’ “rancorosa” contro veri o teorici denigratori. Dire – in sostanza _ abbiamo creato un gioiello e quindi nessuno può metterci in discussione non mi sembra un percorso condivisibile. Io credo che se qualche “strappo” alle leggi è stato fatto (parlo dei conti economici e quindi dei bilanci) sia stato fatto in buona fede _ per tentare di salvare l’Accademia che per colpe magari non sue si era trovata in grosse difficoltà _ e comunque sarà la magistratura contabile a stabilire le responsabilità dei singoli . Ma il futuro dell’Accademia dipenderà anche dalla assoluta chiarezza che andrà fatta sul passato e sul ruolo dei soci istituzionali. Quando la Finanza e la Procura della Corte dei Conti parlano, ad esempio, di cifre virtuali messe in bilancio come entrate vere o di rimborsi spesa senza pezze d’appoggio, non si può liquidare tutto con un “vogliamoci bene”. Chi spende soldi pubblici deve essere molto più attento di come farebbe se spendesse i suoi. Ecco perché, se si vuole ripartire, si deve essere trasparenti sul passato, anche ammettendo gli errori se ci sono stati, affinché resti quella credibilità che è alla base della rinascita. E non va buttato, come spesso capita, tutto in politica. Posta fra due fuochi l’Accademia andrebbe verso la fine di un’esperienza unica che il mondo ci ha invidiato. C’è invece bisogno che la città tutta faccia una scelta a favore della rinascita dell’Accademia e Lucci in questo può essere punto di riferimento purché non si barrichi, per comprensibile affetto, a difendere a tutti i costi il fortino ormai assediato. C’è bisogno che tutto venga alla luce e la pubblica opinione ne sia informata. Resto convinto che nel fortino non saranno trovate cose di cui qualcuno si dovrà vergognare. E allora apriamolo il fortino, facciamo entrare aria nuova e cominciamo a ricostruire.