DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI MONTEPULCIANO

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Il Montepulciano sta vivendo una stagione particolarmente fortunata, il vitigno rosso è da sempre coltivato sulle verdi colline abruzzesi, in tutte e quattro le province. Addirittura la provincia di Chieti è la prima per produzione dello stivale, segno di una perizia e cura vitivinicola particolare e faticata. Un vitigno che è stato però anche maltrattato e gestito con qualche ingenuità, sino a arrivare ad essere imbottigliato in massima parte fuori regione e senza un nostro reale controllo: da sempre la cura di vitigni meno “fortunati” come sangiovese e nebbiolo a cui donava grado e colore, che ha in abbondanza. Il problema non è la fama, che è radicata e solida, ma piuttosto una forbice di prezzo che è difficile spiegare ai mercati. I Montepulciano d’Abruzzo, vanno da vini da scaffale a pochi euro, sino a vini famosi e blasonati dal costo adeguato (pensate solo a valentini), questo genera una confusione nel consumatore che ormai è urgente colmare.

Ma di cosa parliamo quando parliamo di montepulciano? Ecco La domanda, quest’uva ha una capacità quasi magica di attagliarsi al paesaggio abruzzese, di sfaccettarsi in profumi e sapori a seconda dei territori sui quali insiste. Dai tesi rossi di montagna tutti aroma e freschezza, sino ai potenti e materici vini della costa, scolpiti da sole e mare. l’escursione termica anche la fa da padrona, grazie allo scambio continuo tra mare e montagna. Rileggendo le pagine di vino al vino di Soldati scopriamo che il montepulciano erano vini franchi e sinceri, spesso figli di una enologia minima e ruspante, ma mai veramente ingenua. I nostri nonni lo conoscevano bene ed erano abituati a farli viaggiare come prezioso vino migliorativo per territori più famosi. Non è un caso che la provincia de L’Aquila fosse la prima per produzione, lungo le vie verdi dei tratturi viaggiavano per portare la loro lezione di potenza e efficacia. Poi all’improvviso, negli anni 90 è diventato altro, dopo lo sconvolgimento dell’affaire metanolo, si sono cominciati a produrre vini più ambiziosi, dove il legno aveva una funzione importante nella speranza di smussarne intemperanze ed eccessi, ma si sa i belletti eccessivi su una bella donna donna rischiano di essere superflui e di involgarire la bellezza che ha bisogno di poco per emergere.

Negli ultimi anni si sta assistendo a un processo inverso, si potrebbe dire una via più minimale e rispettosa delle caratteristiche del vitigno. Si comincia a capire che il nervosismo, le alte acidità e la naturale fittezza del vitigno necessiti di poco, bisogna saperla accudire e farsela alleata, non addomesticarla.

Sulla scorta di insegnamenti importanti come quelli di Valentini e Pepe, il montepulciano artigianale sta diventando anno dopo anno sempre più ritmico e piacevole, vini apparentemente più semplici ma che raccontano il paesaggio, traduzione liquida dei vari territori. Legni grandi o cemento in vinificazione e tempi di vendemmia più rilassati forgiano vini buonissimi e che fanno parlare di se. Sono proprio i produttori più giovani e che dopo aver girato il mondo hanno scelto questa terra tra adriatico e rocce.

Una pattuglia di vini che all’assaggio colpiscono ed impressionano. Da Valle Reale a tenuta I Fauri, passando per Ulisse con il suo Nativae o Tiberio sulle colline di Cugnoli e ancora Cirelli ad Atri con le prove in anfora e CataldiMadonna con vini tesi e scolpiti dalle escursioni termiche, questi i primi nomi che mi balzano in mente a cui seguono molti altri. Vini apparentemente immediati, con un uso del legno aromatizzante al minimo, che riscoprono tecniche di vinificazioni antiche e minimali, ma in maniera moderna e senza la retorica arcaica. Sembrano dirci “finalmente abbiamo tutta la tecnologia e conoscenza, per cominciare a dimenticarcene” i vini così fatti sono tra loro molto diversi, ma accomunati dalla medesima freschezza e piacevolezza che il vitigno consiglia. Anno dopo anno a questi nomi, se ne aggiungono altri, perché sono molto piacevoli e benaccetti dal consumatore evoluto che sempre di più cerca vini da bere e non solo da contemplare. Ed urca se questi vini si lasciano bere, sono rilassati al sorso, con una componente acida perfetta per il pasto e una intensità di frutto appagante, in più hanno la straordinaria capacità di invecchiamento, basta solo pazientare… e lo so che è difficile!

ciao A