Per una città che cambia stare attenti a quello che si semina

Solo-strade-300x279PESCARA – Da assiduo frequentatore delle strade cittadine, soprattutto in bici, è un po’ che mi guardo in giro e che mi pongo alcune domande sulle sviluppo di questa città, ormai da tempo ed in modo consolidato conformata quasi tutta all’uso delle quattro ruote motorizzate, nonostante ricorrenti siano le sollecitazioni a muoversi in altre direzioni urbanistiche  e con altri .. mezzi. Invece a Pescara nascono ancora cantieri dedicati decisamente a smistare il traffico automobilistico. Il caso del nuovo svincolo in Piazza Unione (a chi è a cosa serve?) è esemplare: addirittura ci si dimentica dei pedoni che in un tratto devono attraversare ben tre rampe stradali.

In un precedente articolo avevo chiamato in causa, e continuo a farlo ancora, il raccordo di tipo autostradale del Ponte delle Libertà – Asse attrezzato, pienamente interno al centro urbano e dedicato solo alle automobili (attraversamenti pedonali a rischio e spazi ciclistici non previsti).
Forse a certi progettisti o pianificatori sfugge che gli assi stradali di penetrazione, pensati per togliere le auto dal centro, ce lo portano anche, e che in ogni caso chi semina strade, si sa, raccoglie traffico.
Ma, dirà qualcuno, ci sono anche esempi, ed è vero, che vanno in direzione opposta. È il caso di Corso V.  Emanuele, dove è stato realizzato un nuovo spazio viario non destinato alle automobili, ma ad oggi dall’assetto funzionale ancora incerto!
Poi ci sono altri cantieri, come quello di Via Mazzarino, in parte già chiuso e in parte ancora aperto, dove il parcheggio che c’era è rimasto ed è cambiata solo la relativa pavimentazione.
Rotatoria-Tiburtina-025-300x225Insomma, una cosa sembra essere certa: tutte le opere recentemente realizzate o in corso sembra si portino dietro o delle lacune funzionali o delle appendici integrative, come se ogni intervento inducesse altri interventi in una sorta di avvitamento costruttivo senza fine, per la necessità di dover collegare quanto appena fatto a quello che gli sta intorno. Per parecchie opere, già concluse o che si stanno per concludere, sembra che si ponga lo stesso problema: come rimediare a qualcosa di non previsto. Insomma,  un approccio metodologico e a dir poco distratto, una pianificazione alla giornata!
Proviamo allora ad immaginare uno scenario: ipotizziamo ad esempio che continui il trend in grande crescita della mobilità a pedale e che questa diventi, se non prevalente, abbastanza importante da indurre ripensamenti urbanistici infrastrutturali: cosa se ne faranno i cittadini di certe iper arterie, di certi  super raccordi, di certi mega parcheggi? Tradotto: quale scenario si pensa di voler perseguire per la Pescara, pardon, per la Grande Pescara, dei prossimi 20, 30, 50 anni?
Lo sviluppo di questa città, a mio avviso e finché si è in tempo, va rivisto secondo altre logiche, proiettate in un futuro sostenibile di ampia durata. Va ripensato in una prospettiva  che comprenda una massiccia implementazione di spazi verdi adeguati, il recupero vitale del fiume e dei suoi spazi di pertinenza, oggi parcheggi e sede di assi autostradali urbani fuori epoca, con un’altra logica organizzativa del tessuto commerciale e dei servizi basata su connessioni digitali diffuse, su una idonea cura del decoro urbano e su un rinnovato gusto estetico dell’edilizia, che parta dal recupero e che si faccia carico delle nuove frontiere del risparmio e dell’efficienza energetica, della nuova visione della gestione dei rifiuti, che faccia capo alla strategia rifiuti zero (Zero Waste Strategy), a partire da esperienze il più possibile estese e partecipate di compostaggio domestico, fino al sostegno del dialogo alimentare tra città e campagna circostante (cibi a chilometri zero), ed anche e soprattutto con un nuovo modello di mobilità, quella nuova, basata sull’uso massiccio e massivo della bicicletta, con tutta la infrastruttura necessaria, fonte si salute, di salubrità ambientale, di nuova socialità, di risparmio economico e di rinato benessere.
Per ripartire, a mio avviso, la nuova Amministrazione deve cimentarsi e scommettere almeno su queste cose. Noi possiamo dare una mano, e comunque non staremo solo a guardare.

Giancarlo Odoardi – Presidente