Violenza, è successo anche a me

Non l'ho mai detto, d'altra parte non è una cosa di cui vado fiera. E non sapete la fatica che sto provando nello scrivere questo post. Potrei dirvi che lo faccio per le donne che vivono la violenza in questo momento, e in parte è vero, ma lo sto facendo soprattutto per me. Sono passati anni, e quello che mi è successo brucia ancora. Mi brucia l'ingenuità con cui una ragazza che si affaccia alla vita con l'arroganza dei vent'anni, sia finita nei guai per un amore sbagliato. Mi brucia definire amore qualcosa che non lo era affatto. Ma sono cose che capisci solo ad un certo punto. E non importa quanto la tua famiglia ti abbia cresciuta sana e forte, quanto il liceo ti abbia forgiata allo studio e al senso critico. Non importa se gli amici ti dicono lascia stare. Oggi da adulta capisco che sono situazioni in cui ti puoi ritrovare e basta. Oggi vorrei smettere di giudicare stupida, la ragazzina che ero. Oggi scrivo per perdonarmi.

 

Stessa scuola, stesso giro. Ci ritroviamo all'università. Viviamo divertendoci, studiando, viaggiando. Poi un giorno arriva la verità e si mischia alla finzione di un amore giovanile, che amore non era. La gelosia, gli scatti di rabbia, gli schiaffi che bruciano perché arrivano dalla mano del tuo amore, che amore non era. Non si va subito via perché i sentimenti ti tengono ancorata, perché non vuoi essere egoista, non vuoi lasciarlo solo col suo problema, vuoi sconfiggere il demone insieme. Vuoi ancora divertirti studiare viaggiare con lui. Perché lo ami, di un amore che non è amore. Ma questo lo capisci solo dopo. In mezzo ci sono le urla, gli agguati sotto casa col viso stravolto da una rabbia che non sei tu a provocare. Poi le scuse i fiori le lacrime le spinte i calci alla macchina. E ancora le scuse il pronto soccorso le scuse i baci le promesse le bugie. Mamma non preoccuparti, ci hanno tamponati in auto ma ho solo il labbro rotto, guarirò presto. Minacce lacrime minacce. E poi basta. Ti accorgi che quell'amore non è amore. Hai solo vent'anni e guardi avanti. Incontrerai occhi scuri che ti faranno sentire a casa. Diventerai la donna che vuoi diventare. Viaggerai da sola. Lo lasci. Ma di notte squilla il telefono. E' sua madre. E' agitata. Non scendere, mi dice, sta venendo da te per parlarti e ha preso un coltello dalla cucina. Non scendere ripete. Non scendere.

 

Non sono scesa. Il giorno dopo sono andata da un avvocato. Era una donna. E quella conversazione non la posso dimenticare. Ti deve picchiare di nuovo, a quel punto possiamo fare qualcosa. Ho una cliente che è stata minacciata con una pistola alla testa e non ho potuto fare niente per lei. Non c'era ancora il reato di stalking.

 

Eccoci qui. L'ho detto. Ma sento ancora bruciare. Quello che mi brucia è il poco rispetto che ho avuto per me stessa. Per la mia intelligenza la mia bellezza la mia libertà. Per la mia vita. Ma è ora di perdonare la ragazzina che ero. In fondo, era solo più idealista di me. Lui no, lui non lo perdono. Lui non esiste. Ma se ne avete accanto uno simile, scrollatevelo di dosso e chiedete aiuto. Ora il reato di stalking esiste.

 

P.S. Per cambiare le cose davvero, bisognerà decidere di aiutare anche questi uomini. Lo fanno già in molti paesi del Nord Europa. Lo fanno con percorsi specifici, seguendoli con personale adeguato. Li allontanano dalle loro vittime e li rieducano. Prima che sia troppo tardi. Perché in questo momento sta accadendo di nuovo.