È costretto a vendere casa per pagare la tassa sul tubo

La storia di Trapanotto: nel 2001 gli arrivò la bolletta choc di 120 milioni di lire per il canone (ingiusto) dell’allaccio dell’acqua. E ora gli fermano due auto

ORTONA. Bella e dannata quella Ortona che prima l'ha stregato e poi l'ha condannato. È una storia incredibile quella di Salvatore Trapanotto, che ha deciso di mettere in vendita la sua casa, dopo che gli è stato fatto recapitare il fermo amministrativo di due suoi autoveicoli per non aver pagato il canone annuo di attraversamento dell'allaccio domestico alla rete idrica, sulla strada provinciale che scorre adiacente alla propria abitazione. È bastato qualche tubo per far precipitare la famiglia in un inferno. Il signor Trapanotto è vissuto fino al 1985 in Svizzera, quando decise di trasferirsi ad Ortona, catturato dalla bellezza dei posti visitati in vacanza con la moglie. Questa stessa città, però, oggi lo prosciuga economicamente e moralmente.

LA RICHIESTA DI ALLACCIO. Dopo aver costruito, proprio in quel 1985, una villetta in contrada Riccio, l'uomo fece richiesta per collegarsi alla rete idrica e fognaria di proprietà del Comune di Ortona e posta sul suolo provinciale. La pratica avrebbe dovuto essere gestita dallo stesso Comune che, tuttavia, occupato da diversi lavori, consigliò a Trapanotto di provvedere direttamente alla richiesta di concessione. Accolto l'invito, l'uomo mediò con la Provincia, alla quale è ancora legato con il pagamento del canone dovuto. Questi inizialmente ammontava ad una modica cifra di 2400 lire, per una concessione che sarebbe durata diciannove anni. Dal 1996, comunque, l'uomo continua a richiedere di farla volturare a nome e carico del Comune, purtroppo senza mai ottenere accoglimento.

IL CANONE AUMENTA. Nel frattempo però il canone è vertiginosamente aumentato: «Non ho capito come sia stato possibile» commenta Trapanotto mostrando un bollettino del 2001 in cui gli venne chiesto di pagare 120 milioni. Lui decise di non versare più le somme dovute in quanto convinto che non gli spettassero. Ad oggi gli vengono fatti recapitare ancora i bollettini, «ma non apro nemmeno la busta per vedere quale sia la cifra» dice.

LA CORRISPONDENZA. Dal gennaio 1996 Salvatore Trapanotto continua a scrivere al Comune, alla Provincia e alla Sasi che, intanto, si è appropriata della gestione del servizio idrico. Molte volte non ha ottenuto risposta, altre volte sì, ma senza soluzione al problema. Significativo è ciò che la Provincia gli ha comunicato in un documento, in cui si fa sapere alla vittima di questa storia come basterebbe che il Comune si intestasse la concessione per non pagare più, «in quanto nulla è dovuto per le occupazioni effettuate dai Comuni». «Ho cercato un confronto con il sindaco D'Ottavio e con i dirigenti comunali», spiega Trapanotto, «ma addirittura cercano di evitarmi».

LA BEFFA. Pochi giorni fa è arrivata la svolta in negativo: un avviso di fermo amministrativo per le due automobili di sua proprietà, relativo al mancato pagamento dei canoni fino al 2006. «Interverrò legalmente per chiedere un risarcimento. Dopo 19 anni sono stufo, ho anche messo in vendita la casa per chiudere con questa storia». E la domanda finale con cui l'uomo ci saluta, dovrebbe far riflettere: «Fino a che punto deve arrivare la pazienza di un cittadino?».

Alfredo Sitti

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