Abusi sessuali, 6 anni e mezzo al nonno

Violenze su bambini di 6 e 4 anni che gli erano stati affidati per il fine settimana. In primo grado aveva avuto dieci anni

CHIETI. Violati dal nonno al quale erano stati affidati. Abusati sessualmente quando avevano solo 6 e 4 anni. Lo dicono tre sentenze. L’ultima, definitiva, della corte di appello di Perugia pubblicata l’altro ieri, dopo 11 anni dai fatti, che condanna l’uomo di Chieti, attualmente di 69 anni, a 6 anni e 6 mesi di reclusione, riconosciuto colpevole di violenza sessuale aggravata dal rapporto di ascendenza e dalla minore età delle parti offese.

La bruttissima storia comincia nel 2003, quando i genitori dei piccoli, un bimbo e una bimba, che ora hanno 17 e 15 anni, durante un fine settimana portano i figli dai nonni, che è il padre del padre.

Quando vanno a riprenderli, la domenica sera, notano che entrambi hanno una gran fretta di andare via dalla casa dei nonni. Un episodio al quale i genitori danno poca importanza ma al quale ripenseranno in seguito.

Qualche giorno dopo, una vicina di casa racconta ai genitori di un comportamento strano dei bambini: uno dei due, alla vista del gatto che si leccava i genitali, le aveva chiesto il perché lo facesse. La signora non rispose ma a sua volta chiese il motivo di quella domanda. E uno dei due affermò rispose: «Perché nonno ci fa fare la stessa cosa con i suoi».

La madre non perde la calma e dopo averlo riferito al padre, insieme decidono di andare da un amico psichiatra di Pescara che gli consiglia di rivolgersi a un centro di neuropsichiatria infantile.

I bimbi vengono sottoposti a un percorso preciso, dopo il quale gli esperti del centro affermano la attendibilità delle loro dichiarazioni. Il fatto viene immediatamente denunciato alla procura della repubblica. Ad indagare è il pm Giuseppe Falasca che dall’allora Gip Marco Flamini ottiene l’allontanamento del nonno dai nipotini.

I bambini vengono ascoltati in audizione protetta. Gli psicologi affermano, anche loro, che la versione dei fatti è credibile.

L’uomo viene rinviato a giudizio e condannato dal tribunale di Chieti, presieduto da Geremia Spiniello (a latere Patrizia Medica e Paolo Di Geronimo) a 10 anni di reclusione e al risarcimento dei danni nella misura di 25mila euro per ciascun genitore e di 50mila euro per ciascuna parte lesa, tutti assistiti dagli avvocati Annalisa Bucci e Andrea Di Lizio.

L’anziano, che si è sempre detto innocente, propone appello. La Corte dell’Aquila, gli concede le attenuanti generiche che vanno a compensare le aggravanti e lo condanna a 6 anni e 6 mesi di reclusione mantenendo invariato il quantum del risarcimento dei danni.

Ma il nonno non ci sta e fa ricorso in Cassazione. Secondo i suoi legali la sentenza era stata mal motivata anche perché ai bambini non era stata mai fatta una perizia «personologica», più semplicemente un esame che andasse a studiare la personalità dei piccoli.

La Cassazione ammette il ricorso e cassa la sentenza con rinvio alla Corte di appello di Perugia, ordinando ai giudici di procedere alla perizia richiesta dalla difesa.

I bambini vengono sottoposti ad un nuovo esame. Alla fine del quale esperti, in una relazione molto dettagliata, affermano che i ragazzini sono attendibili che non hanno subito alcun condizionamento e dicono la verità.

La Corte di appello umbra conferma la condanna dei colleghi aquilani e anche il risarcimento dei anni.

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