Aggredisce il socio per i debiti, arrestato 

L’agguato con la pistola elettrica per investimenti da 200mila euro in Brasile: commerciante accusato di tentato omicidio

CHIETI . Un debito di oltre 200mila euro legato a investimenti immobiliari in Brasile. Ecco cosa potrebbe nascondersi dietro l’aggressione con la pistola taser avvenuta venerdì scorso vicino al casello autostradale di Lanciano, in territorio di Rocca San Giovanni. L’autore dell’agguato, Antonio Fiabane, 51 anni residente a Pieve di Soligo (Treviso), è stato arrestato dai carabinieri: è accusato di tentato omicidio premeditato per aver provato a strangolare il socio in affari dopo averlo stordito con più scariche elettriche e ammanettato con delle fascette. Scrive il giudice Massimo Canosa: «La circostanza che Fiabane abbia agito in pieno giorno, in presenza di altre persone e senza alcun plausibile motivo induce a ritenere la sua estrema pericolosità, fronteggiabile esclusivamente con la custodia cautelare in carcere, suscettibile di sfociare in azioni violente anche nei confronti di altre persone». L’arrestato, alle spalle piccoli precedenti, commerciante nel settore delle slot machine, è stato inchiodato dalle scarpe e dai vestiti sporchi di sangue sequestrati nella sua abitazione.
Sono le 13.30 dell’11 aprile quando Fiabane ha un appuntamento in un parcheggio vicino all’uscita dell’A14 con A.S., 56 anni, commerciante d’auto termolese che vive a Vasto da anni. Un incontro come tanti per parlare – almeno sembra – di una situazione debitoria che si trascina avanti da tempo. Arrivato sul posto a bordo di un furgone, il trevigiano invita il socio in affari a prendere del vino che gli ha portato come regalo. A.S. apre il portellone del Ducato: all’improvviso, mentre si china per afferrare le bottiglie, scatta l’aggressione. Fiabane tramortisce il 56enne con un taser, poi lo prende a calci e gli lega i polsi con delle fascette da elettricista provando anche a spingerlo all’interno del furgone senza però riuscirci a causa della reazione della vittima e della sua stazza molto robusta. Quando l’aggressore nota che alcune persone si sono fermate e stanno andando in soccorso del malcapitato, taglia subito le fascette e scappa a bordo del furgone imboccando di nuovo l’autostrada in direzione nord. A.S. viene ricoverato all’ospedale di Chieti con 30 giorni di prognosi e segni evidenti del tentativo di strangolamento. A distanza di qualche ora, scatta la perquisizione nell’abitazione del Trevigiano dove il 51enne è nel frattempo tornato. I successivi sequestri, scrive il sostituto procuratore di Lanciano Francesco Carusi, sono stati «sufficientemente tali da poter affermare la diretta e inequivocabile responsabilità dell’indagato». Per l’accusa, è «concreto e attuale» il pericolo di fuga perché, «se lasciato libero», Fiabane «potrebbe recarsi in Brasile, luogo a cui è legato da attività commerciali, come da denuncia della persona offesa». L’episodio ha evidenziato anche «modalità particolarmente gravi e cruente»: il commerciante trevigiano ha «privato la vittima della propria libertà personale e l’aggressione viene interrotta solo a seguito della fuga di A.S. in direzione di altre persone presenti». Ecco perché, si legge ancora sulla richiesta del pm, il 51enne «non proverebbe scrupoli» nel commettere reati dello stesso tipo.
Le indagini, coordinate dal procuratore di Lanciano Mirvana Di Serio, sono state condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Chieti (al comando del maggiore Marcello D’Alesio), del nucleo operativo e radiomobile di Ortona (coordinati dal maggiore Roberto Ragucci e dal tenente Giuseppe Lambriola) e della stazione di Fossacesia (diretta dal maresciallo maggiore Tommaso Panico).