Ascensore rotto, disabile prigioniera nella sua casa a Vasto

Da nove anni la 49enne chiede la riparazione, il sostituto procuratore Medori apre un fascicolo

VASTO. Prigioniera anche a Capodanno. Enza Armando, 49 anni spera che la magistratura nel 2016 l'aiuti a tornare a vivere. L’esposto presentato dal suo legale l’avvocato Massimiliano Baccalà a nome della 49enne disabile vastese che da quasi due anni non può uscire di casa per colpa dell’ascensore rotto, è all'attenzione del sostituto procuratore Enrica Medori. Il magistrato dopo aver letto la denuncia di Baccalà ha aperto un fascicolo sulla vicenda. A novembre il magistrato ha nominato un perito. Il tecnico è stato nel condominio di corso Europa in cui risiede Enza Armando. Presto il pm potrebbe prendere una decisione.

«E' quello che spero con tutto il cuore », dice Enza Armando. L’edificio in cui la disabile risiede fu costruito negli anni ’70 dall'Ater. Alcuni residenti hanno deciso di acquistare l'appartamento, altri appartengono ancora all’Ater. L’ente ha versato le quote di competenza per il ripristino dell’ascensore che però resta fermo. L'avvocato Baccalà ha preso a cuore la vicenda: «Non è giusto che la signora, oltretutto sofferente di gravi patologie non possa uscire».

Enza Armando, ha gravi problemi di mobilità. Alla donna è stata riconosciuta il 100% di invalidità. Da nove anni porta avanti una incredibile battaglia per poter vivere come tutti i cittadini, uscire, incontrare gli amici, andare al parco. Per farlo ha bisogno che l'ascensore la porti al piano terra. Da un paio di mesi oltretutto i suoi problemi si sono riacutizzati. «Ho bisogno di questo ascensore. Non si può vivere prigionieri nella propria casa. Sono grata all'avvocato Baccalà che ha deciso di aiutarmi e confido tanto nella magistratura. L'apertura di un fascicolo sulla mia vicenda mi fa sentire meno sola», dice Enza Armando.

I guai della donna sono cominciati 18 anni fa quando ha contratto una malattia nervosa rara , in seguito a una puntura spinale post parto. Dopo 9 anni da quell’episodio, due tumori benigni al cervelletto destro hanno portato la sua percentuale di invalidità dal 75 al 100%. Con il passare degli anni le condizioni fisiche sono peggiorate.

Enza Armando è una donna forte e non si arrende . «Per me ’ascensore è vitale. Sono certa che i giudici capiranno che la mia è una richiesta più che valida. Non è un capriccio ma piuttosto una necessità per aiutarmi a stare meglio. Ho bisogno dell'ascensore per vivere. Chiedo un po’ di umanità. Ringrazio anche Il Centro perché dà voce al mio nuovo accorato appello», dice Enza Armando. La vicenda è probabile che, quest’anno, arrivi al capolinea. Le decisioni della procura infatti potrebbero arrivare molto presto.