Assalto al bancomat, condanna a 6 anni 

Stangata su un 30enne accusato di un colpo da 15mila euro con l’esplosivo: bandito incastrato da una macchia di sangue

CHIETI. Sei anni di carcere per il bandito che assaltava i bancomat con l’esplosivo. È la condanna inflitta dal giudice Andrea Di Berardino a Francesco Pesante, foggiano di 30 anni, finito sotto processo con le accuse di furto aggravato, porto abusivo di materiale esplodente, danneggiamento aggravato e falsità materiale. Ad incastrare il malvivente pugliese è stata una macchia di sangue trovata all’interno della Volkswagen Golf che, secondo l’accusa, è stata utilizzata il 27 settembre del 2017 per il colpo da quasi 15mila euro alla filiale di Poggiofiorito della Banca popolare di Bari.
LA GANG. Quella pronunciata ieri dal tribunale di Chieti è una delle prime sentenze sui componenti di una banda che ha seminato il panico in tutto l’Abruzzo, prendendo di mira nei fine settimana gli sportelli automatici di istituti di credito e uffici postali. Una scia impressionante di devastazione contrastata dalle forze dell’ordine, come dimostrano gli arresti in serie eseguiti dai carabinieri del comando provinciale di Chieti. Tra i membri della gang c’era anche Pesante.
IL RAID. L’assalto di Poggiofiorito si consuma nel cuore della notte. A entrare in azione sono almeno 4 professionisti del crimine: incappucciati, arrivano davanti alla banca e utilizzano il cosiddetto metodo della marmotta, ovvero inseriscono dell’esplosivo nello sportello automatico. Dopo la deflagrazione, che danneggia anche lo stabile che ospita la filiale, i banditi riescono ad arraffare banconote per un totale di 14.640 euro. Poi, secondo la ricostruzione degli investigatori, fuggono a bordo di una Golf con la targa contraffatta e cospargono chiodi sull’asfalto. A pochi chilometri dalla banca, però, nasce un inseguimento con una pattuglia dell’Arma. L’auto dei malviventi finisce fuori strada e i banditi, nel giro di pochi minuti, riescono a dileguarsi nelle campagne. Ma i carabinieri della stazione di Orsogna e della compagnia di Ortona, coordinati dal maggiore Roberto Ragucci e dal luogotenente Franco Bonaduce, trovano subito un indizio utile alle indagini: una macchia di sangue sull’airbag esploso. È proprio quella macchia, analizzata dal Ris di Roma, ad inguaiare Francesco Pesante. Le manette scattano lo scorso 21 luglio, quasi un anno dopo il furto: sorvegliato speciale e con obbligo di dimora a Foggia, quella notte l’arrestato non si sarebbe dovuto allontanare dalla città pugliese. Il sostituto procuratore Giancarlo Ciani, che coordina l’inchiesta, chiede e ottiene il giudizio immediato.
LA BATOSTA. E arriviamo a ieri, quando si celebra l’ultima udienza del processo. L’accusa chiede una condanna a 3 anni e mezzo. Ma il giudice Di Berardino – riconosciute le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti e applicato l’aumento per la continuazione – ha inflitto al bandito la pena di 6 anni di reclusione e 9mila euro di multa, oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere. «Presenteremo ricorso in appello», dice l’avvocato Rosario Marino, «non c’è alcuna certezza che quella Golf sia stata utilizzata per il furto al bancomat».